A flor que és, não a que dás, eu quero

26 marzo 2013

Esistono in linea di massima due tipi di epistolario: quelli rielaborati o addirittura concepiti con un occhio all'eternità, che a volte pagano la rifinitura stilistica con un sospetto di contenuto insincero, e quelli raccolti dopo la morte dell’autore, dove l'inconveniente semmai è l'opposto, cioè il sovrabbondare di convenevoli e notiziole che ai posteri di solito non interessano affatto, e annegati per giunta entro una piatta uniformità espressiva che rende stucchevole o addirittura insopportabile la lettura. Esistono però anche varianti: ad esempio certi epistolarî bizantini dove non si dice assolutamente nulla ma tra un lussureggiare di fiori retorici, e casi, come queste lettere di Cocteau, di contenuto affatto privato e senz'ambizioni letterarie, ma a loro modo piene di fascino. Negli anni Settanta Jean Marais, che aveva fedelmente conservato tutte le missive speditegli da Cocteau nei periodi in cui non erano vicini, decise di pubblicarle corredandole d'un apparato di note esplicative, cui la curatrice dell'edizione italiana ne ha aggiunte di ulteriori. Si tratta di lettere per lo più assai brevi, spesso ripetitive; ma ciò che di solito è un difetto, nella penna di Cocteau diventa un pregio: il suo amore per il giovane attore suo pupillo si trasfigura infatti in una venerazione spirituale quale raramente è dato di vedere in un autore moderno. Jean Marais diventa per Cocteau un angelo protettore e ispiratore, un gioiello dalle mille sfaccettature che è di volta in volta oggetto amato, amico, musa, confidente, figlio, doppio; e i messaggi, anche quando parlano di servizio militare al fronte, d'ingaggi teatrali, di esperienze cinematografiche, di questioni personali, si ammantano sempre di poesia, come se una fonte di luce diffondesse il suo calore sereno e mite capace di elevare e rendere bella perfino la materia più umile. Dal punto di vista umano sono particolarmente toccanti le lettere tarde, in cui lo scrittore ormai vecchio, sempre più malaticcio e debole, soggetto a lacune di memoria, sembra ormai distaccato dal mondo e vede ancora giovane e perfetto un Marais che ormai, di fatto, era sua volta un uomo di mezza età. Il loro rapporto fu sempre qualcosa che esce dagli schemi ordinari, e fa capire come l'amore possieda molti più volti di quelli che di solito si crede, e come sull’amore non si sappia e non si scriva mai abbastanza.
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Altre recensioni per Lettere a Jean Marais

titoloautorevotodata
Lettere a Jean Marais, di Jean CocteauGiovanni Dall'Orto
16/03/2005

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Jean Cocteau (1889-1963) e il Libro bianco [1927]Pasquale Quaranta28/12/2004

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