recensione diMauro Giori
Shakespeare a colazione
A suo modo questa piccola commedia si è guadagnata lo statuto di cult movie procurandosi un seguito di ammiratori nel pubblico giovanile, soprattutto inglese.
Il film è opera di un esordiente, già attore di poco successo e quindi sceneggiatore, che ha tratto abbondantemente ispirazione dalla propria esperienza bohemien, umana e professionale, in una Londra poco swinging e parecchio decadente.
All'impagabile umorismo inglese (chi altri potrebbe cercare di cuocere un pollo infilandolo in una teiera?), che trasforma una vacanza in campagna in un incubo, si aggiungono gli equivoci sessuali dovuti al fatto che il ricco zio omosessuale di Withnail, Monty, è convinto che Marwood sia gay e che possa avere delle possibilità con lui. Pur di ottenere le chiavi del cottage, Withnail descrive l'ignaro Marwood persino come un ninfomane che batte i cessi. Marwood riesce a sottrarsi all'impetuoso corteggiamento di Monty solo fingendosi innamorato di Withnail (pare che il regista si sia ispirato al suo soggiorno italiano all'epoca in cui, ventiduenne esordiente, era stato Benvolio nel Romeo e Giulietta di Zeffirelli).
In questo sottointreccio traspaiono, come nel resto del film, un garbato umorismo e una sensibilità che si concede momenti toccanti e nostalgici, che non eccedono mai ma sanno essere pungenti, come nel finale, che sigla la fine dell'intensa amicizia tra Withnail e "I" (tanto intensa che qualcuno ha voluto vedervi qualcosa di più di una semplice amicizia).
Particolare attenzione merita la prova dell'esordiente Richard E. Grant, bravissimo (lui astemio) nell'interpretare Withanil, attore senza speranza devoto ad alcol, fumo e droga, capace di bersi l'antigelo della stufa per scaldarsi. Finita la scuola di recitazione, Grant era disoccupato da cinque anni: in Withnail ha potuto mettere qualcosa della sua esperienza personale.