recensione diMauro Giori
Monty Python's Flying Circus
La satira al vetriolo dei Monty Python ha messo a soqquadro e ha rivoluzionato la televisione inglese con un'intelligenza, un ritmo, un gusto per l'assurdo travolgenti: «sono sei e sembrano dozzine», ha scritto Emanuela Martini, che, a proposito del travestitismo che abbonda in tutta la serie, ricorda che i Monty Python
sono anche i corrispettivi femminili di tutti i loro personaggi [...]. Il gusto spontaneo e insaziabile del travestitismo affonda le radici nella ricchissima tradizione cabarettistica e teatrale universitaria (nei gruppi teatrali universitari all'inizio degli anni '60 non venivano ancora ammesse le donne).
Al travestitismo è dedicato in particolare uno degli sketch più famosi, quello del barbiere che rivela in realtà di essere un boscaiolo canadese. Nel corso di una divertente canzone esprime inizialmente il proprio machismo, ma poi rivela la sua passione segreta suscitando progressivo imbarazzo nel coro guardie forestali che gli fanno eco.
Alla fine delo sketch uno spettatore protesta con una lettera: "alcuni dei miei migliori amici sono boscaioli, e solo POCHI di loro sono travestiti".
Nel secondo episodio ("Sex & Violence") della prima stagione c'è poi uno sketch ("The Mouse Problem") che allude all'omosessualità attraverso una metafora semplice e geniale: quella della mania dilagante per il travestimento da topi. Lo sketch mette impietosamente alla berlina i programmi TV con ospiti anonimi, la ricerca di antenati illustri, gli scandali provocati da outing e coming out (con particolare ed esplicito riferimento a i cantanti pop), le manifestazioni di piazza, i party privati, il razzismo dell'opinione pubblica attraverso finte interviste fatte per le strade di Londra, ecc. Insomma uno specchio efficace di quanto stava avvenendo in quegli anni, gli anni di Stonewall e della liberazione sessuale, attraverso una satira acuminata che, come sempre in questa serie, bersaglia tanto la società quanto la televisione, con il suo sfruttamento voyeurista e scandalistico nascosto dietro l'obiettività documentaria della cronaca.
I Monty Python attaccano tutto e tutti, non riconoscono autorità né tabù, dissacrano ogni cosa: è a loro che devono molto le serie politicamente scorrette degli ultimi anni.
Uno dei sei membri, Graham Chapman, era gay dichiarato.