recensione di Mauro Giori
Glen or Glenda
Ed Wood è universalmente noto come il peggior regista della storia del cinema, che in realtà offre generosamente anche di peggio. Di tutti i suoi film scalcinati (per lo più di fantascienza e, a fine "carriera", porno), Glen or Glenda è senza dubbio il più personale e il più curioso. Si tratta di un film dagli onesti (anche se circoscritti) intenti pedagogici con il quale il regista tenta di far capire al mondo, o almeno a quei quattro gatti che andavano a vedere i suoi film (poi tutti diventati ricercati oggetti di culto), che il travestitismo non è una malattia e che non equivale né all'omosessualità né alla transessualità (su cui il film si diffonde: l'argomento era di grande attualità perché era appena scoppiato il caso Jorgensen).
L'argomento stava a cuore a Wood poiché egli era un travestito eterosessuale con un debole per i golfini d'angora della fidanzata (infatti interpreta egli stesso la parte del travestito nel film).
Wood cerca di mettere insieme con due soldi documentario e finzione (e nell'ultima parte si abbandona pure a una lunga sequenza onirica), appiccicando per di più una parte stonata per Bela Lugosi che pare delirare parlando di "draghi verdi" e bestiole schifose, sfoderando un repertorio desueto in un set da horror anni '30. Celeberrimo per aver interpretato nel 1931 il ruolo di Dracula, Lugosi era rimasto rinchiuso nel mondo dell'horror a basso costo. Wood lo riscopre quando è ormai dimenticato e irrecuperabilmente tossicodipendente, facendolo involontariamente cadere nel gradino più basso della sua carriera con particine in cui è penoso vederlo arrancare.
Nonostante tutte le sue ingenuità, o forse per loro merito, Glen or Glenda conosce momenti di correttezza politica fuori media per il tempo, e non usa i soliti giri di parole affrontando di petto il suo argomento, anche se il suo invito alla tolleranza anziché rivendicare dignità tenta semplicemente di suscitare compassione, invocando una certa indulgenza paternalista (per chi ha la sfortuna di nascere diverso).
A rivederlo oggi, questo pasticcio discontinuo pare a tratti una parodia (involontariamente divertente) dei documentari educativi tanto in voga nei licei americani negli anni '50 e '60.