A noi oggi un’opera che metta insieme famiglie ebree della costa orientale americana, sesso e psicoanalisi farebbe venire in mente subito Woody Allen: e non è detto che il regista newyorkese non si sia ispirato anche proprio a questo libro di Philip Roth, che appartiene alla sua stessa generazione e pubblicò l’opera verso la fine degli anni Sessanta. Il “lamento” è infatti un lungo monologo di Alex Portnoy dove s’intrecciano il suo rapporto conflittuale con la famiglia, e soprattutto coi genitori logorroici e impiccioni, con la tradizione ebraica e con le ragazze. Diciamo pure, anzi, che il sesso è il chiodo fisso di Portnoy: ne blatera senza posa, con un tono greve e ossessivo; prima di masturbazioni adolescenziali, poi di congressi carnali più o meno riusciti con tizie più o meno stravaganti. E il campionario è quello tipicamente pornografico, inclusa una scenetta lesbica: manca soltanto l’omosessualità maschile, su cui piuttosto Roth diffonde i classici apprezzamenti omofobici; rivoluzionario sì, almeno per i suoi tempi, ma con juìcio. Tanto sesso, ma i froci alla larga. In effetti, quarantacinque anni or sono un’opera simile doveva cadere nel panorama letterario come un fulmine a ciel sereno. Ma noi che la possiamo giudicare quasi due generazioni più tardi vi troviamo, in fondo, poco d’interessante e molto di noioso: a piccole dosi la comicità rabbiosa di Roth può far ancora sorridere, ma presto diventa ripetitiva e insopportabile; resta un cianciare basso, volgare, con parecchio di senile sebbene l’autore scrivesse da giovane queste pagine; e il basso, il volgare, il rabbioso, al contrario, per esempio, che in un Céline, non rimandano a nient’altro, non invitano a fantasticare o a riflettere: restano un puro sfogo egolatrico e contingente. Se non avessi prima letto Pastorale americana, che è un bel romanzo, avrei ricevuto dal Lamento di Portnoy un’idea bel misera di Philip Roth come scrittore. Certo, gli ebrei americani eterosessuali della generazione di Roth troveranno probabilmente parecchio divertente il libro; tutti gli altri lettori forse; io sicuramente no.