recensione di Giovanni Dall'Orto
Mondo di donne [1958]. Incubo e sogno di un maschilista.
Reazionario romanzo breve di fantascienza, tra i primi ad affrontare [nel 1958] il sottogenere del "mondo senza..." (in questo caso, il "Mondo senza maschi").
I maschi umani si sono estinti e la società umana s'è trasformata in una nevrotica accozzaglia di lesbiche partenogenetiche e autoritarie. L'amore fra donne è la norma sociale.
Dal materiale genetico estratto da un cadavere congelato scoperto fra i ghiacci viene infine creato dopo cinquemila anni un infante maschio.
Alcune donne allora si rendono conto d'essere nevrotiche e di vivere "da invertite" (rispetto a cosa? boh), e ne fanno il nuovo Messia che permetterà al mondo di vivere nuovamente senza perversioni sessuali.
Il sogno d'ogni maschio maschilista: essere il dio e signore di un mondo intero di donne, tutte ai suoi piedi!
Il romanzo è reazionario al massimo, e senza remore.
Da un lato, l'omosessualità è equiparata ripetutamente ad una perversione neurotica e "contro natura".
Dall'altro, la società di donne fa ben magra figura, senza maschioni che facciano i creatori e gli inventori di tutto ciò che è bello, buono e sensato...
Quando si legge uno scritto di fantascienza lesbo-femminista alla Joanna Russ, o alla James Tiptree, con le sue prese di posizione un po' estreme, è bene tener presente il fatto che è una risposta a stronzate "galattiche" (è il caso di dirlo!) come quelle rifilate dal presente libro.
Questo testo è stato ristampato anche in: Charles Eric Maine, La giostra del tempo e dello spazio: Il clandestino dello spazio, Rischio calcolato, L'uomo che possedeva il mondo, Mondo di donne, Mondadori, Milano 1981.