Mondo Balordo

21 aprile 2013

Con "mondo movie" si intende un particolare sotto-genere di film di exploitation, molto popolare negli anni 60, documentari sensazionalistici fatti di collage di scene di varia natura (spesso girate da diversi registi) accomunate da uno stile crudo, volutamente sensazionalistico e incentrate su temi che, almeno all'epoca, erano considerati tabù.

Dentro questi docu-contenitori di solito c'era un po' di tutto: momenti macabri e raccapriccianti, scenette grottesche o buffe senza tralasciare sequenze infarcite di brevi e alla fine alquanto caste nudità, sopratutto femminili.

Il genere prende il nome dal film Mondo cane, primo di questo genere ad avere un incredibile successo sia in Italia sia in molti paesi all'estero.

Queste opere amate dal pubblico, per lo più di provincia, furono spesso attaccate dalla critica e dai "ben pensanti" non solo per il loro contenuto scioccante ma sopratutto perché spesso proprio le scene più controverse risultavano pesantemente artefatte, create e coreografe ad hoc dai registi per ottenere il massimo effetto. Capitava addirittura che non si trattassero neanche di veri documentari, ma di sequenze di film poco conosciuti (spesso venivano utilizzati film filippini o di Hong Kong, di serie Z) oppure si attingeva a sequenze di film mai terminati.

Mondo Balordo rientra perfettamente in questo genere: in circa un'ora e mezza viene servita allo spettatore una selezione completa di "comportamenti aberranti e perversi provenienti da tutto il mondo".

Ce n'è per tutti i gusti: uomini d'affari cinesi che assistono a spogliarelli molto casti, un gruppo di signore inglesi di mezza età che ci danno una dimostrazione di come una speciale tecnica di ginnastica dovrebbe aiutare le mal capitate a ingrandire il proprio seno, fino ad arrivare alle consuete scene di lotta libera femminile.

I questa "insalata russa" di trash ci sono anche tre sequenze che riguardano le devianze sessuali (come si usava dire all'epoca):

  • una festa di travestiti nel quartiere Bario Chino di Barcellona (anche se la scena sembra girata in studio, probabilmente in Italia)
  • una drag queen tedesca nella classica (pessima) imitazione di Marlene Dietrich
  • una festa lesbo in un bar gay di Amsterdam.

Inutile dire che visti oggi questi film risultano scandalosi tanto quanto una puntata de "il frantabosco".

Nella versione americana il documentario è narrato da Boris Karloff con quel giusto mix di distacco e ironia che lo rende almeno guardabile.

Una stellina, tutta per Karloff.

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