recensione diStefano Bolognini
Matrimonio e morale
"Il matrimonio è fondato sulla famiglia e non la famiglia sul matrimonio".
Così, negli anni Trenta, Bertrand Russell, celebre filosofo ateo, ribalta completamente l'ottica su quella che ancora oggi è considerata una istituzione "naturale".
Per Russel, che attinge ampiamente da antropologia e storia, il matrimonio è nato essenzialmente per dare una paternità certa ai figli.
L'analisi, ferocemente atea, sviscera l'istituzione mettendone in luce i limiti (figli soprattutto dei tabù religiosi), tra i quali lo stato di asservimento della donna, l'inutile gelosia e l'impedimento di una libera espressione della sessualità e così via.
Inutile dire che Russel è lucidamente per la coppia aperta, per il naturismo, per la poligamia e per la totale emancipazione della donna, da ottenersi con un'educazione sessuale priva di inibizioni moralistico-religiose.
L'autore giunge persino a stabilire (p. 87) che la condanna delll'incesto è illogica.
Il filosofo, come nel testo Perché non sono cristiano, guarda all'omosessualità con rispetto.
A p. 86, accenna alla condanna censorea per il romanzo lesbico Il pozzo della solitudine che considera, come la condanna dell'omosessualità in genere
"barbara e ignorante, impossibile assolutamente a sostenersi sul piano logico".
Cenni all'omosessualità alle p. 147 e 215, dove riprende gli studi di Magaret Mead.
La condanna di Russell alla morale tradizionale è ancora attuale e estremamente convicente.
Chiunque esprima un sano dissenso alla morale è oggi tacciato di "relativismo".
Questo leit motiv, enrato nel linguaggio comune, ma privo di riscontri, non vale per Russell che offre, in questo testo, un chiaro richiamo ai valori nei quali crede.
Ad esempio crede profondamente nell'esperienza amorosa che è
"la fonte delle gioie più profonde della vita.
Nella relazione di un uomo e una donna che si amano con passione, con fantasia e con tenerezza risiede un valore inestimabile: non comprenderlo è una grande sventura per ogni essere umano.
Credo importantissimo che un sistema sociale sia tale da permettere questa gioia, anche se essa è una parte della vita e non lo scopo principale".