recensione diMauro Giori
I Griffin
Delle numerose serie animate che hanno cavalcato l'onda del successo dei Simpson, I Griffin ha saputo trovare una sua originalità e ha goduto di un buon successo, anche se ha avuto qualche problema produttivo (sospesa prima che potesse trovare il suo pubblico d'elezione, è stata poi ripresa dopo il successo dell'edizione in DVD delle prime stagioni).
Certo, l'animazione è molto approssimativa, ma in queste serie non è tanto la forma a contare, quanto il contenuto: politicamente scorretta, esplicita e disinibita, I Griffin traccia un disegno inquietante dell'americano medio grazie a una famiglia felicemente disfunzionale che riassume in sé (e cita talora esplicitamente) anche molti dei suoi modelli, dai Peanuts di Schulz ai Simpson, appunto.
La famiglia Griffin è composta da Peter, un padre obeso e tontolone, da Lois, madre casalinga, e da due figli pochissimo brillanti (Meg e Chris). Poi c'è Brian, un cane parlante, elegante e sofisticato, che passa il tempo a bere cocktail, a guardare la tv e a rimestare i dubbi amletici suscitati dalla sua strana situazione esistenziale (nel mondo dei Griffin lui è l'unico cane parlante).
Ma il personaggio più originale è senz'altro quello del neonato Stewie Griffin, intelligentissimo, geniale e megalomane. Stewie è ancora traumatizzato dal parto recente, ma non per nostalgia dell'utero rassicurante della madre, che anzi ricorda come un incubo, ma perché è convinto di esserne uscito per merito suo e che ci sia una congiura volta a infiliarlo nuovamente nella madre. Ecco perché odia e vuole uccidere la madre, e medita vendetta contro il mondo intero, che vuole distruggere. Stewie parla anche benissimo, ma nessuno è in grado di capirlo, a parte Brian.
Tra le altre cose, Stewie è gay, come si lascia intuire in modo sempre più esplicito di puntata in puntata (ad esempio è geloso del suo compagno orsacchiotto - che gli fa anche da analista - perché crede che guardi sempre gli altri ragazzi). Brian è l'unico ad averlo capito, mentre Stewie è l'unico a comprendere la schizofrenia del cane: tra i due si instaura quindi un rapporto piuttosto conflittuale, ma sostanzialmente paritario. Nel complesso di una famiglia poco brillante, loro sono le menti superiori, anche se Brian è limitato dai suoi istinti animali, Stewie dai bisogni incontrollabili del suo corpo di neonato.
Nella serie emergono, qua e là, altri personaggi gay, come il ricco proprietario della fabbrica di giocattoli dove lavora Peter, o uno dei vecchi vicini dei Griffin, che fa il filo a Chris. Quest'ultimo, poi, in una puntata si innamora di una ragazza e la bacia, credendo però si tratti di un ragazzo.
In un'altra puntata Peter va alla rierca dei vecchi compagni di classe e ritrova così Piperita Patty, la ragazza-maschiaccio dei Peanuts, che vive ora con la fidanzata Marcy. In un'altra puntata ancora, a essere fidanzati sono Ernie e Bert, i due amici conviventi della celeberrima serie per bambini in età scolare Sesame Street, finiti a fare da comparse in una puntata di Homicide. Due esempi di outing di coppie da sempre "sospette" che danno l'idea delle modalità dissacranti con cui I Griffin citano a piene mani delle serie precedenti.
Da vedere in originale: il doppiaggio italiano alleggerisce e modera continuamente le battute stemperando la cattiveria delle gag.