Anche A modo mio (al pari degli altri romanzi di Sanchez) si legge tutto d’un fiato: d’altronde si tratta d’un’opera pensata soprattutto per adolescenti, e quindi volutamente priva di qualsiasi ricercatezza letteraria: ma mentre nei romanzi precedenti c’erano sempre una freschezza d’ispirazione e una sincerità di sentimento che alla fine rendevano sempre piacevole e cattivante la lettura, benché spesso le situazioni non uscissero dalla variazione su luoghi comuni, qui avverto non solo una notevole stanchezza d’ispirazione, ma anche una maniera un po’ maldestra di approcciarsi alla bisessualità di ragazzi in età da liceo; senza dubbio Sanchez, molto a suo agio nel rappresentare con semplicità i ragazzini gay, quando ne deve mettere in iscena due che sono bisessuali (un ragazzo e una ragazza) diventa parecchio goffo. Anche i dialoghi ne risentono: se di solito arieggiano buone sceneggiature per la televisione, qui, sia quando coinvolgono soltanto i giovanissimi protagonisti, sia quando vi entrano i genitori, suonano quasi sempre banalotti, didascalici e sciatti. Il finale con un aquilone rainbow che si libra sopra le due ragazze che si baciano, poi, è d’un kitsch piuttosto ridicolo; certo, avrebbe avuto un senso nel contesto d’una scrittura più epica o, viceversa, ironica e ammiccante: ma in uno scrittore come Alex Sanchez, che d’autoironia non ne fa mai, la scena rappresenta solo il suggello impresso ad un’opera deludente.