recensione diMauro Giori
Obiettori di coscienza per ragioni sessuali
Il tempo cambia tante cose, anche i film. Ci sono film che invecchiano, e ci sono film che ringiovaniscono. Ci sono film che si rivalutano semplicemente perché non urtano più lo spettatore odierno come avevano urtato quello del suo tempo, che vi vedeva magari l'ennesima occasione mancata, mentre oggi vi si può vedere con un po' di condiscendenza una testimonianza interessante di un tempo andato.
Non è il caso di Obiettori di coscienza per ragioni sessuali. Uscito un mese dopo Stonewall, è un concentrato di luoghi comuni come pochi se ne sono visti. Che i due ragazzini protagonisti impersonino due gay, onde evitare di finire in Vietnam, semplicemente giocando a fare gli effeminati, è passabile, almeno nel contesto di una commedia. Che dopo questa scena iniziale (per altro la più divertente del film) finiscano in un mondo popolato solo da omosessuali e da omofobi, dove i primi sono tutti effeminati e i secondi tutti convinti che l'omosessualità sia un problema e i gay siano anormali, è qualcosa che è difficile riscattare anche con la lente deformante del tempo. Inoltre, gli omosessuali sono erotomani perditempo esperti di arredamento kitsch, di moda e di cucina, che amano travestirsi e fare feste colorate. Se lavorano fanno le marchette, altrimenti spendono le serate a rimorchiare nei bar gay. L'unico che abbia tratti maschili (e quindi veste leather) è possessivo e aggressivo, ma non è comunque un "vero" uomo: viene infatti messo KO da un travestito irritato. Per tutto il film gli omosessuali vengono insomma insultati, derisi o picchiati.
I produttori non hanno fatto altro che sfruttare un tema che stava diventando di moda collezionando i luoghi comuni più offensivi e hanno poi cercato di vendere il film - come testimonia il press-book - nientemeno che come un impegnato ritratto della «più controversa crisi sociale», rappresentata dal rapporto tra «gli omosessuali e la leva», e più in generale come un ritratto realistico della «condizione degli omosessuali nella società odierna», realizzato in forma di commedia sentimentale «con tatto, onestà e humour», ovvero, nelle parole del produttore, «con estrema finezza»! Ma, come scrisse ai tempi Sight and Sound liquidando in tre righe il film, si tratta solo di un film offensivo, reso ancora più offensivo dai suoi sparuti momenti di finto liberalismo.
Vito Russo racconta che l'esordiente Michael Greer, interprete di Malcolm, il più effeminato degli effeminati che popolano questa Los Angeles che sembra San Francisco negli incubi di un eterosessuale, ha cercato di limare il più possibile l'omofobia che nella sceneggiatura originaria era ancora più accentuata. Greer ha così inserito qua e là qualche battuta apologetica che tenta di ridere con gli omosessuali anziché degli omosessuali. Ma il suo tentativo di salvare il film e di trasformarlo in qualcosa di diverso da un semplice concentrato di stereotipi non si può certo dire sia andato a buon fine, anzi ha forse contribuito a rendere il film ancora più confuso e ambiguo.
Ma la colpa di tanto pasticcio non è certo sua: Obiettori di coscienza per ragioni sessuali, semplicemente, era un caso senza speranza di redenzione.