recensione diFrancesca Palazzi Arduini
Miracoli di sinteticità, miracoli oltre- metafora.
Ve la immaginate Saffo scrivere rime
tra un pargolo ed un altro, rimestando un'insalata ovviamente greca in attesa
dell'ellenico marito pecoraio? No di certo. La sua immagine evoca semmai libertà femminile, fascinosi
pepli e paesaggi marini. Così è anche per Patrizia Cavalli, la
cui poesia è classica, universale e lesbica. La sua è una voce
schietta ed adatta ad una platea disinteressata ai panorami pro-suicidali ed
al punto croce intellettuale.
Uscita per Einaudi nel 1992 la sua raccolta di Poesie 1974-1992 riscosse
grande successo anche a causa di tante poesie lesbiche (Come due orfane
andiamo a pranzo/ beviamo il tè e ci diamo i baci./ Sembra un asilo
o una colonia estiva/ ma non ci si distrae mai abbastanza/ per dimenticare
la mamma culona.), la nostra ci ha regalato poi nel 1999 la raccolta Sempre
aperto teatro, nella quale alla lucidità stagliata dei concetti
si unisce un' arguzia sconfinante in sarcasmo (E adesso tutti mi chiamano
signora./ Certo sarebbe peggio signorina.).Ha poi pubblicato nel 2006,
sempre per Einaudi, Pigre divinità e pigra sorte. E
certo la presenza di una poeta donna, soprattutto nel barboso maschile panorama
italiano, è voluta dalla Sorte: un insieme di coincidenze, l'appartenenza
ad un'èlite culturale, la geografia, i vitigni, i tempi? Ma è piacevole
che Patrizia riesca sempre a smitizzare le contingenze, anche regalandoci quadretti
molto comici, come la sua visione delle donne di potere: “Contro
quelle che silenziose siedono/ molto annoiate/... che ogni anno/ redigono un
programma, come un menù che cambia, / di sentimenti dovuti o ricercati/
-ieri "La Forza" e oggi "Grazie Mamma" “....
Penso soprattutto che un suo poema, uscito guarda caso fuori raccolta nel 2005, La
guardiana, sia un regalo interessato. Non mi capitava da un po' di
leggere qualcosa di così semplice e di così comunicativo del
lesbismo. Si parte dal racconto della poeta della sua passione ed abilità infantile
per l'apertura di serrature inceppate o delle quali non si trovava più la
chiave. Un istinto basico per noi piccole lesbiche ovviamente affascinate dal
proibito. Un basic instinct che fa sì che tutt'ora stazionino in molti
dei nostri garage di adulte interi negozi di ferramenta. Per fortuna ci pensa
la Cavalli a sgominare il bricolage ed a riportarci al senso esistenziale ed
erotico di questa molto diffusa vocazione, che ci permette di aprire porte "...
entrando senza usare il plastico, solo ascoltando, “indifferente
al premio ed al guadagno, /il suono che si leva da ogni chiusa/ materia”.
Proseguendo poi nel racconto delle sue sfide da adulta, nell'apertura di porte
con nuove chiavi (le parole) nel perseguimento di nuovi fini, la poeta ci racconta
delle sue delusioni all'apertura di porte che davano solo su "una
cucina / tutta al risparmio, le luci poche e stente, / cibo scadente ma tre
televisori." Fortunatamente arriva la Guardiana, e la vocazione ad
aprire ed aprirsi trascende in una sfida a due: "Se questa è la
guardiana, mi dicevo, / chissà cosa nasconde la sua porta." Beh,
sentite, cosa scopre di là dalla porta la poeta non ve lo scriverei.
Ma l'editore Nottetempo, nella collana stile millelire "I sassi" (però ora
grazie al Mondoladro costano 3 euro) ha avuto la delicatezza di stampare il
finale sulla quarta di copertina, così basta girare e leggere sopra
il codice a barre: "Per poi scoprire/ che il piacere non ha porte
e che / se mai l'avesse stanno aperte, che/ potevamo allora rimanere fuori/
sfornite e arrese tutte e due alla pari/ giocando io alla porta e tu alle chiavi".
Certo, più facile vendere con questa didascalia, però l'erotismo
de La Guardiana ad abili scassinatrici-lettrici può dire di più.