I diari di Isherwood

16 febbraio 2012

I diari di Christopher Isherwood rappresentano una lettura allo stesso tempo divertente, toccante e stimolante. Chiunque abbia letto almeno un suo romanzo, e soprattutto Un uomo solo, sa bene che non si tratta solo di uno scrittore di qualità superiore, ma anche di un uomo di rara sensibilità. E i suoi diari testimoniano entrambe queste doti (del resto è ben noto il peso crescente che l’autobiografismo ha giocato nel suo lavoro): sono pagine scritte con la cura dello scrittore, e che allo stesso tempo riflettono con immediatezza tutta l’umanità di Isherwood. L’autore registra con dovizia di particolari entusiasmi e depressioni, soddisfazioni professionali e delusioni, idee per nuovi lavori e fragilità private. Ma soprattutto simpatie e antipatie: i diari costituiscono nell’insieme un’interminabile galleria di ritratti di amici celebri e di personalità, soprattutto della letteratura, del teatro e del cinema, immortalati da annotazioni folgoranti, acutissime, spesso impietose (si veda la tormentata familiarità con Charles Laughton, che nei suoi ultimi mesi di vita fu vicino di casa dello scrittore).

Ma la vena caustica, per quanto divertente, è persino superata dalla tenerezza che ispirano le quotidiane annotazioni relative alla storia d’amore fra Isherwood e il giovane Don Bachardy, sottoposta a una continua autoanalisi. Per quanto si tratti di una relazione decisamente singolare (non solo per la personalità coinvolta e tutto ciò che le ruota intorno, ma anche per i trent’anni suonati che dividono i due compagni), Isherwood fa emergere tutte quelle caratteristiche che sono proprie di ogni storia d’amore degna di questo nome: gli slanci più sublimi si alternano agli infantilismi più dementi, i risentimenti alle attenzioni quotidiane, le burrasche alle rappacificazioni. Isherwood annota tutto e traccia un minuzioso elettrocardiogramma di una passione durata trent’anni: isterie (il pranzo finito sulla parete della cucina nell’ennesima sfuriata di Bachardy), banalità (Bachardy che si arrabbia perché Isherwood russa), commozioni (le lacrime dello scrittore intenerito dal biglietto d’auguri ricevuto dal fidanzato nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno). 

I diari di Isherwood, ripubblicati di recente in due ponderosi volumi, rappresentano probabilmente una delle più intense testimonianze di amore omosessuale che ci provengano dagli anni del dopoguerra: si estendono dal 1939 al 1969, sovrapponendosi in buona parte con la relazione che ha legato Isherwood e Bachardy dai primi anni Cinquanta fino alla morte dello scrittore, avvenuta nel 1986. 

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nomeprofessioneautoreanni
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