recensione diMarco Colombo
SasuNaru no Jutsu: tecnica del camuffamento amoroso.
Naruto è lo shonen (manga per ragazzi) nonché l’OAV (original anime video) di maggior successo degli ultimi anni. Il racconto di Masashi Kishimoto si svolge in un mondo fantastico sull’orlo di una Quarta Guerra Mondiale Ninja, scoppiata a causa di loschi piani di organizzazioni segrete e fantasmi dal passato. I protagonisti sono giovani ninja alle prese ancora con l’addestramento per avanzare di grado/diventare più forti: fin qui nulla di nuovo sotto il sole, per un prodotto rivolto a un pubblico etero maschile.
La mia recensione parte però da un termine, SasuNaru: è il risultato dell’unione fra i nomi dei due protagonisti maschili, Sasuke e Naruto, entrambi reietti per motivi diversi (il primo è il reduce di un clan decaduto e odiato, il secondo è considerato un mostro in quanto detentore di un potere oscuro imprigionato dentro di lui). I due sono uniti da un’indissolubile amicizia, minata però da ostacoli e vicissitudini che li porteranno a prendere due strade diverse.
La particolarità del fumetto sta nelle relazioni che si instaurano fra i vari personaggi. Innanzitutto non esiste “la ragazza da salvare”: il suo ruolo è sostituito dall’avvenente Sasuke, che diventerà l’obiettivo principale dell’intera vicenda per l’eroe positivo Naruto; il giovane è il “figo della scuola”, appartenente al Clan Uchiha, che fugge alla fine della prima serie con il perfido Orochimaru, nemico giurato del villaggio della Foglia, rendendosi così colpevole di tradimento (tanto che su di lui pende una condanna a morte).
Da quel momento in poi il biondo Naruto non si rassegnerà mai al fatto di aver perso il suo compagno, tanto da ignorare completamente le due figure femminili che lo affiancheranno nelle varie missioni. La mancanza di interesse per la figura femminile è un fatto abbastanza peculiare per un fumetto del genere: per la prima delle due ragazze, Sakura, Naruto dimostra fin dall’inizio un interessamento non ricambiato. Pochissimi sono infatti i sostenitori di SakuNaru. In un normale shonen, Sakura sarebbe diventata il personaggio su cui fare convergere la maggior parte degli avvenimenti: in questo genere di racconto non ci sono mai scene di sesso o baci, ma quantomeno scene di gelosia che piano piano portano al coronamento dell’amore normativo. Per quanto riguarda la seconda ragazza, Hinata, il discorso è specularmente identico: la ragazza a un certo punto si dichiara e si sacrifica per difendere Naruto dal nemico di turno (la scena è abbastanza cruda e inaspettata: Naruto si infervora a tal punto da disintegrare l’avversario e far nascere i sostenitori di NaruHina, ora come ora il fandom che ha più sostenitori).
È evidente che a Naruto piacciono le ragazze ma, dal momento che nella cultura giapponese non esiste la dicotomia omosessualità-eterosessualità come è occidentalmente intesa, ciò non esclude che provi attrazione anche per Sasuke. Il dibattito fra i fan è talmente acceso, almeno nel resto del mondo, da creare vere e proprie fazioni (i cui nomi ho già elencato sopra) che in vista dell’imminente fine annunciata per quest’anno hanno iniziato a speculare più che mai sul quadrato amoroso: Hinata che vuole Naruto che vuole Sakura che vuole Sasuke che non vuole nessuno.
Sasuke ha innumerevoli spasimanti, ma si dimostra talmente interessato al gentil sesso da fuggire con Orochimaru, uno strano individuo interessato esclusivamente a impossessarsi del suo corpo; per evitare equivoci preciso che anche se il ninja cattivissimo sembra il Willy Wonka di Johnny Depp, quindi Jacko (quindi pedofilo?), non vuole possedere il ragazzino in quel senso, ma solo per acquisire la sua energia e diventare più forte. L’obiettivo di Orochimaru è l’immortalità (viva l’originalità!) e attraverso ninjutsu proibiti riesce a reincarnarsi in altri corpi così da allungarsi la vita. L’obiettivo di Sasuke, invece, è vendicare la morte della sua famiglia e uccidere il colpevole, il suo fratello maggiore Hitachi: l’alleanza con Orochimaru è solo di convenienza, non certo legata da chissà quale rapporto pederasta. Quando Sasuke arriva a rincontrare finalmente Itachi, questi gli svela una verità differente da quella che Sasuke immaginava e poi uccide Orochimaru – e così salva Sasuke da questo rapporto malato e lo invita a tornare dai suoi amici, in particolar modo da Naruto.
È innegabile che Naruto abbia un sottotesto omosessuale: la serie è permeata da relazioni tra uomini, con una tendenza all’esclusione delle donne che hanno un ruolo marginale e spesso stereotipato (sono raramente donne-amanti e molto più spesso donne-madri). Ci sono invece numerose storie più o meno velatamente omosessuali: innanzitutto c’è Sai, che cerca (senza mai riuscirci) di prendere il posto di Sasuke agli occhi di Naruto, approcciando il biondino in più di una occasione con il suo “non dovresti preoccuparti così tanto per la salvezza di Sasuke. Lui non farà che ferirti, mentre se fosse per me…”, oppure abbracciandolo e tentando di baciarlo (o almeno così sembra per un attimo: segue una gag sul malinteso). È grazie a Sai che vediamo Naruto elaborare i suoi pensieri sulla bellezza di Sasuke, e vanno ricordati anche i suoi commenti alle terme sulle doti di Naruto (citazione pedissequa dell’anime Neon Genesis Evangelion).
Un altro esempio è dato da Haku e Zabusa, la tipica e stereotipata coppia omosessuale presente negli anime: Haku è effeminato tanto che in molte versioni europee, tra cui quella italiana, è doppiato da una donna; Zabusa è invece “il vero uomo”. I due regalano le scene più gaiamente memorabili all’intera saga, in particolar modo con la loro fine: durante lo scontro con Naruto e Sasuke, Zabusa cerca di vendicare la morte di Haku fino a che, ferito gravemente, si accascia vicino al suo cadavere, gli accarezza il viso e dice “non so dove andrò a finire ora, ma spero di rimanerti accanto”.
Infine, menzione speciale per Kakashi Sensei (il maestro d’arme del team 7 composto da Sasuke, Naruto e Sakura), amico di vecchia data di Zabusa: è questo rapporto che ha fatto ipotizzare alle yaoiste più accanite che anche il mentore di Naruto e Sasuke sia gay, ma non ci sono riferimenti più espliciti al suo orientamento.
Venendo invece alla coppia Sasuke-Naruto, nel loro caso le prove sono talmente numerose e omogeneamente distribuite attraverso tutta la storia che è praticamente impossibile ignorarle. Gli indizi portano a concludere che l’autore abbia deciso di raccontare una storia di un amicizia che è anche amore, e che non deve ubbidire per forza ai canoni coi quali noi intendiamo questo genere di rapporti. Naruto piace al 90% dei lettori (ribadendo che è un fumetto anzitutto per ragazzi) proprio per questo motivo – perché sviscera quelle situazioni di latente omosessualità che incuriosiscono un po’ tutti, ma sono un tabù – e allo stesso tempo perché racconta di una relazione tra uomini che non ricade nelle regole della sessualità borghese della nostra civiltà occidentale, dove ci si aspettano schemi predefiniti e coming out a orologeria.
L’indizio più importante è sicuramente il bacio tra i due: di per sé, la scena è costruita per far ridere – tuttavia, invece di essere accantonato, il momento viene ricordato più volte nel corso della saga e sempre con sfumature diverse. È proprio durante il sopraccitato scontro con la coppia Haku-Zabusa che viene ricordato per la prima volta: durante la battaglia, Sasuke protegge Naruto e rimane gravemente ferito; è Haku (in virtù della sua evidente gaiezza) a palesare i veri sentimenti di Sasuke: “pur sapendo che era una trappola, per proteggere una persona importante, lui ci si è buttato in mezzo”. Sasuke viene colpito e si accascia tra le braccia di Naruto: questi gli chiede perché lo abbia fatto e lui risponde: “chi lo sa…”, mentre sullo sfondo appaiono immagini di loro due, tra cui quella del bacio. “Non lo so, il mio corpo si è mosso da solo, idiota...” dice Sasuke e poi aggiunge con voce flebile, avvicinandogli la mano al viso: “Non morire anche tu…”. Naruto lo stringe a sé mentre le lacrime gli rigano il viso, poi perde il controllo e uccide Haku e Zabusa. Rientrando dalla battaglia, Sasuke e Naruto arrossiscono ricordando l’avvenimento: insomma, è l’inizio vero e proprio del fandom SasuNaru.
Nel seguito della storia Sasuke vive sempre più all’ombra di Naruto, che migliora nei suoi allenamenti e mostra capacità nettamente superiori: ne nasce una rivalità che porta i due a scontrarsi, e sono proprio la lotta e la competizione l’unico tipo di relazione che riescono a instaurare (un classico delle cosiddette amicizie virili). Il capovolgimento è inaccettabile per Sasuke: il fatto che Naruto non abbia più bisogno di lui provoca l’allontanamento fra i due, mentre le incomprensioni si ingigantiscono. Il tutto è aggravato da un’incomprensione di fondo: Naruto non capisce che Sasuke lo vorrebbe proteggere e Sasuke non capisce che Naruto in realtà ha un estremo bisogno di lui, in quanto è il suo unico amico.
La situazione precipita quando Sasuke incontra Orochimaru e decide di seguirlo, lasciandosi dietro un alquanto impietrito Naruto: quest’ultimo tenta di inseguirlo incurante della propria incolumità, ma il tentativo di recuperare l’amico finisce con uno scontro epico tra i due. Naruto ne esce sconfitto, ma viene risparmiato da Sasuke (ormai tanto “rivale” quanto “amico”), che poi si inginocchia lo guarda intensamente negli occhi, mentre i due visi si sfiorano: è un addio.
Passano gli anni, Naruto non si dà pace e ha un unico obiettivo che lo guida durante l’intera seconda stagione: ritrovare Sasuke. Per farlo si allena tanto duramente che il maestro Kakashi si ritroverà a dire: “è Sasuke che lo rende così determinato!”.
Dopo innumerevoli peripezie, Sasuke e Naruto finalmente si incontrano di nuovo: è in quest’occasione che si ha uno dei dialoghi più interessanti. Naruto esordisce: “Tu lo sai perché tutti mi odiavano quando ero un bambino. Perché avevo il nove-code dentro di me. Io odiavo tutti loro a mia volta. Io volevo vendicarmi su di loro. Un altro passo falso e avrei potuto pensare cose orribili esattamente come te. Io pensavo che non avrei mai avuto un vero legame con qualcuno, finché non ho conosciuto persone come te e il maestro Iruka. Io sapevo che anche tu eri sempre solo. Mi sono sentito meglio scoprendo che c’era qualcuno come me… Volevo stare con te. La cosa mi rendeva felice. Ma non potevo, ero geloso di quanto eri dotato, perciò mi sono trasformato nel tuo rivale. Volevo essere come te. Avevo cominciato da nulla, ma finalmente ero riuscito a trovare un legame. Avevamo iniziato ad andare in missione come il Team 7, ed ho cominciato a seguirti, desiderando di essere forte come te, figo come te. Sono davvero felice d’averti incontrato”. Sasuke ribatte che non gli importa più nulla di lui, e che anzi vuole distruggere tutto e tutti. Naruto replica che per lui questo non conta, e che farà comunque di tutto per riportarlo indietro, anche se questo dovesse voler dire morire, perché “da allora [quando si sono conosciuti] tu sei diventato il mio obiettivo […] e adesso ho capito: noi siamo destinati a morire insieme.”
Un altro indizio: gli occhi di Sasuke. Si tenga presente l’importanza della metafora poetica secondo cui gli occhi sarebbero lo specchio dei sentimenti. Gli occhi di Sasuke sono speciali in quanto appartiene al clan Uchiha, i cui membri hanno un potere che risiede nei bulbi oculari, lo sharingan. A un certo punto della storia viene rivelato che gli occhi subiscono una mutazione (tomoe) quando il soggetto affronta intense emozioni a seguito di particolari avvenimenti (come perdere l’amore): se andiamo a indagare quali sono gli avvenimenti che hanno modificato lo sguardo di Sasuke, scopriamo che c’entra quasi sempre Naruto. La prima volta è durante la famigerata notte in cui il fratello Itachi stermina famiglia e clan, il secondo tomoe si attiva quando Sasuke interviene per proteggere Naruto nello scontro con Haku e Zabusa, il terzo si verifica nella Valle della Fine quando Sasuke sente da Naruto pronunciare le parole “sei stato uno dei primi legami che io abbia mai avuto e per questo ti devo fermare”.
Un’ulteriore prova è data da alcuni estratti di molte delle sigle originali: [1] “Please kiss me… please kiss me… all night” (mentre scorrono le immagini di loro due); [2] “Sono la prova che non potrai sparire senza qualcuno che ti tenga per mano/ adesso ripartiamo da qui/ mi manca il fiato mentre i nostri occhi si avvicinano/ riesco a sentire la tua voce/ Mi piaceva che sarei stato l’unico che avresti abbracciato”; [3] “Ho sorriso e detto questo una volta sola. Addio lacrime brillanti. Non riesco a dirti ti amo e neppure addio. Restando qui da solo ed incompleto […] Né sono riuscito a dedicarti ancora una canzone d’amore”.
C’è anche un film, Konoha Gakuen Den, sempre opera di Kishimoto e basato sull’anime. È ambientato in un mondo alternativo e il suo finale è quantomeno ambiguo: i due protagonisti giacciono a terra e si scambiano due semplici frasi: “Tu sei l’unico, il solo mio…”, “scusa per averti fatto aspettare, Sasuke”.
Una precisazione finale: tutto ciò che ho scritto in questa recensione è basato su OAV e manga originali, non cartoni animati e fumetti censurati all’Italiana. Nelle versioni tradotte in Italiano sono stati sistematicamente eliminati tutti i riferimenti all’omosessualità e il doppiaggio ha distorto il senso di molte frasi, senza contare che il sangue è diventato marrone, la morte è diventata scomparsa/sconfitta, il bacio fra i due ragazzi è stato tagliato, Haku è addirittura diventato una donna. Si consigliano ovviamente la lettura, e soprattutto la visione, in lingua originale.