Lovers in captivity. L'amore travestito.

2006 - Ima Robot - "Lovers in captivity" - Dal Cd - Monument to the masses.

Strano per la musica e strano per le immagini, questo video elegante e vagamente inquietante è comunque ottimamente riuscito, nonostante la semplicità di concezione: due persone in una stanza, su un letto, o mentre ballano assieme. È tutto.

L'impostazione risente parecchio dell'influenza dell'epoca del glam rock e del fàmolo strano (alla David Bowie, per intenderci) con il bel solista che, a torso nudo, canta disteso su un letto mentre si lascia truccare gli occhi e la bocca da un'altra persona di cui si vedono solo le calze a rete.
Il testo non ha nulla di omosessuale:

"In questa casa / siamo amanti in cattività. / Sì, io ho lei e lei ha me: / non vuoi venire a vedere il posto / che chiamiamo casa?".

Non ci vuole però molto per rendersi conto del fatto che nel videoclip la persona in calze a rete è un travestito, truccato da donna ma dal corpo perfettamente maschile, che toltosi il reggiseno si mette a ballare a torso nudo assieme al cantante.

L'aspetto positivo del video è la naturalezza e tranquillità con cui trasforma una storia con una "lei" in una storia con un "lui", l'aspetto negativo è che l'impostazione del video è parecchio "anni Settanta". Avrebbe potuto essere una (rara) microstoria d'amore (e non solo sesso) con un "travestito", ma per "fare trasgressivo" a tutti i costi s'è deciso incongruamente d'impiastricciare anche il cantante con rossetto e ciglia finte. Cosa che non ha molto senso, visto che di travestiti che amassero truccare da donna i loro amanti io nella vita non ne ho incontrati mai.

In questo modo s'è sacrificata una storia d'accettazione giusto per inseguire il miraggio della trasgressione, come se nel 2006 un po' di make-up potesse ancora far fremere qualcuno, dopo esser stato visto miliardi di volte su miliardi di musicisti "trasgressivi".

Se però si toglie questa nota stonata un po' provincialotta, per il resto il video funziona benissimo: stranito al punto giusto per adattarsi al testo un po' dadaista (chissà che vorranno dire, ammesso vogliano dire qualcosa, i versi: "abbiamo avuto / aggravanti / in ferro battuto"?), semplice ed efficace nelle (splendide) scene di ballo, che hanno tutto il carattere d'un corteggiamento stilizzato tra uomini, simpatetico nell'impianto, che ci fa vedere il protagonista mentre rimpiange l'amante dopo un "baby bye bye / l'amore deve essere libero" (ma nell'ultima inquadratura lo riavrà al suo fianco).

Ottimo risultato, insomma, con mezzi assolutamente minimali, semplici ed eleganti. Complimenti al regista.

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