Scudo di Talos, Lo [1988]

8 giugno 2013

Per un lettore gay di oggi, 2013, questo romanzo di 'fiction' storica avven­turosa, scritto da un ita­liano nei remoti anni Ottanta, è sorpren­dente. Si tratta di una storia lunga circa trent'anni e ambien­tata nel mondo greco, princi­palmente nella città di Sparta e nei suoi dintorni, fino al 464 a.C. Prota­gonista unico della storia è Talos, figlio di un membro della ari­stocrazia guerriera spartana. Talos nasce con un piede storpio e perciò viene abban­donato, come impongono le leggi di Sparta. Lo raccol­gono e alle­vano gli iloti, i servi degli spartani, che gli fanno credere di essere uno di loro. Ma lui incontra casual­mente suo padre, che segue di nascosto la sua vita, e poi suo fratello Brithos. L'uno dei due si immola nella battaglia delle Termo­pili, l'altro perde il suo onore di guerriero e lo riacqui­sisce proprio grazie a Talos, poco prima di morire in battaglia fra le sue braccia. A quel punto Talos viene rico­nosciuto come spartano, conosce la sua povera madre, e diventa un fidato milite di re Pausania. Con il suo nome spartano di "Kleidemos" viene coinvolto in una serie di vicende di spionaggio, che lo portano a Bisanzio e Cipro e altrove, in cerca dell'ul­timo messaggio segreto di re Leonida; e presto si accorge (anche grazie a Pausania) che Sparta è un automa disu­mano, infe­lice­mente succube delle sue tradi­zioni. Alla fine, Talos torna in seno agli iloti e li aiuta a insor­gere contro il giogo spartano, con l'appoggio esterno di Atene e di altre città... e di Nettuno l'Eno­sigeo.

Il perso­naggio di Talos, va detto, è il più noioso del romanzo, è una figura mono­tona­mente posi­tiva come un Mickey Mouse o un mini­-Enea al quadrato. Ma il mondo che scorre davanti ai suoi occhi (e davanti a quelli omni­presenti dell'au­tore), è molto più varie­gato e inte­ressante di lui.

Circa gli ele­menti gay e gay­-friendly del romanzo, si può schema­tizzare che siano due. Anzi­tutto c'è che (1) due perso­naggi di primaria impor­tanza per la trama della storia sono omo­sessuali, o forse bises­suali (ma ciò non viene chiarito); e inoltre c'è che (2) tutto il romanzo è una sequenza di atle­tici corpi maschili dispie­gati nelle più varie atti­vità, tra cui ad esempio il corpo gigante di Karas, un ilota che oggi defi­niremmo un "muscle bear".

I due perso­naggi omo­sessuali sono re Pausania e un ragazzo siriaco, Lahgal, che egli si prende come schiavo sessuale. Entrambi sono dipinti in un modo incre­dibil­mente non stereo­tipato, e anzi sono le figure più arti­colate (e meno fiabesche) di tutta la storia, le uniche che abbiano un po' di vera comples­sità. Pausania è total­mente anti­-stereo­tipico, viene presen­tato come uno dei varï re guerrieri di Sparta e nient'altro. L'unico stereo­tipo gay che l'autore gli affibbia, a mo' di indizio per Talos, è che le sue mani non sono così grosse come quelle dei suoi uffi­ciali, perché egli non ama maneg­giare armi quanto loro (si tratta dunque di uno stereo­tipo parzial­mente posi­tivo). Infatti Pausania non è simile a Brithos, non desi­dera osses­siva­mente onore e gloria, e apprezza anche i non spartani e i barbari che lo meri­tino. Riguardo al suo servo e concubino Lahgal, egli è appunto un barbaro "meri­tevole", un giovane siriaco molto attra­ente e molto scaltro. (Non è un "siriano", dato che il romanzo si svolge un millennio prima della ara­bizza­zione del Medi­terraneo.) Lahgal è la figura più speciale e per certi versi più posi­tiva del romanzo. Talos lo conosce a Cipro ancora imberbe, immerso in un mondo incan­tevole di fiori, api, colombe, e capretti; e diventa imme­diata­mente suo amico, come per malia. Poi lo reincontra barbuto e rimane colpito dalla sua bellezza, che è quasi pari a quella di Brithos, e infine intuisce il concu­binaggio fra lui e Pausania. La sua prima reazione a quel punto è omo­fobica, ma dura poco. Lui e Lahgal si alleano ultra­-fedel­mente, si salvano la vita a vicenda, e sovver­tono l'uno grazie all'altro le trame di varia gente, tra cui Pausania.

Senza entrare in ulte­riori dettagli, è stupe­facente che ad ideare due perso­naggi gay così, ultra­-moderni ancor oggi e profon­damente gay­-friendly, è stato un ita­liano nei bui anni Ottanta, che per giunta li ha infi­lati in un romanzo "commer­ciale" per uomini.

Venendo infine al summen­zionato punto 2, "lo Scudo di Talos" pare ammic­care fin dalle sue prime pagine a poten­ziali lettori gay. Ma lo fa - si badi - in un modo estre­mamente blando. L'autore narra conti­nuamente di bei corpi maschili, e quasi non pone nessuna donna tra di essi, ma non indugia mai "gaya­mente" su nessun corpo.

Il punto più ammic­cante­mente gayo del romanzo merita di essere ripor­tato testual­mente. Talos è appena tornato nella sua casa-caserma spartana, la sua "syssitìa", e si è appena posato sul proprio giaciglio.. ed ecco ciò che succede:

Un coro di grida inter­ruppe i suoi pensieri, e subito egli vide un trentina [!!] di giovani nudi entrare di corsa, ridendo e scherzando, nella grande came­rata: i membri [...] della syssitìa a cui era asse­gnato. Appena i primi si accor­sero del nuovo arri­vato, si arre­starono inter­detti per un momento, poi uno di loro si fece avanti e rivolto ai compagni si mise a gridare per supe­rare il trambusto: - Tutti in linea, uomini! In linea ho detto! Avete di fronte il coman­dante del batta­glione di Tracia, non vedete lo scudo? -Poi, rivolto a Kleidemos che si era tirato in piedi: - Comandante.. io sono il coman­dante della syssitìa; benve­nuto tra noi e.. perdona se non ordino il saluto mili­tare, che essendo noi nudi, come vedi, è proibito dal rego­lamento.. -

Una scena così colpisce qualunque lettore gay, anche uno ben abi­tuato alla socia­lità degli spoglia­toi ginnici, come l'autore di questa recen­sione. Ma si badi che il romanzo non è tutto così, manco alla lontana; per cui è deci­samente sconsi­gliato a chi cerchi in esso una versione scritta del film "300". È invece consi­gliato a chi cerchi un po' di ottima e puntuale rico­stru­zione storica, senza ele­menti di 'fantasy fiction'.

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