recensione diMauro Bruni
Scudo di Talos, Lo [1988]
Per un lettore gay di oggi, 2013, questo romanzo di 'fiction' storica avventurosa, scritto da un italiano nei remoti anni Ottanta, è sorprendente. Si tratta di una storia lunga circa trent'anni e ambientata nel mondo greco, principalmente nella città di Sparta e nei suoi dintorni, fino al 464 a.C. Protagonista unico della storia è Talos, figlio di un membro della aristocrazia guerriera spartana. Talos nasce con un piede storpio e perciò viene abbandonato, come impongono le leggi di Sparta. Lo raccolgono e allevano gli iloti, i servi degli spartani, che gli fanno credere di essere uno di loro. Ma lui incontra casualmente suo padre, che segue di nascosto la sua vita, e poi suo fratello Brithos. L'uno dei due si immola nella battaglia delle Termopili, l'altro perde il suo onore di guerriero e lo riacquisisce proprio grazie a Talos, poco prima di morire in battaglia fra le sue braccia. A quel punto Talos viene riconosciuto come spartano, conosce la sua povera madre, e diventa un fidato milite di re Pausania. Con il suo nome spartano di "Kleidemos" viene coinvolto in una serie di vicende di spionaggio, che lo portano a Bisanzio e Cipro e altrove, in cerca dell'ultimo messaggio segreto di re Leonida; e presto si accorge (anche grazie a Pausania) che Sparta è un automa disumano, infelicemente succube delle sue tradizioni. Alla fine, Talos torna in seno agli iloti e li aiuta a insorgere contro il giogo spartano, con l'appoggio esterno di Atene e di altre città... e di Nettuno l'Enosigeo.
Il personaggio di Talos, va detto, è il più noioso del romanzo, è una figura monotonamente positiva come un Mickey Mouse o un mini-Enea al quadrato. Ma il mondo che scorre davanti ai suoi occhi (e davanti a quelli omnipresenti dell'autore), è molto più variegato e interessante di lui.
Circa gli elementi gay e gay-friendly del romanzo, si può schematizzare che siano due. Anzitutto c'è che (1) due personaggi di primaria importanza per la trama della storia sono omosessuali, o forse bisessuali (ma ciò non viene chiarito); e inoltre c'è che (2) tutto il romanzo è una sequenza di atletici corpi maschili dispiegati nelle più varie attività, tra cui ad esempio il corpo gigante di Karas, un ilota che oggi definiremmo un "muscle bear".
I due personaggi omosessuali sono re Pausania e un ragazzo siriaco, Lahgal, che egli si prende come schiavo sessuale. Entrambi sono dipinti in un modo incredibilmente non stereotipato, e anzi sono le figure più articolate (e meno fiabesche) di tutta la storia, le uniche che abbiano un po' di vera complessità. Pausania è totalmente anti-stereotipico, viene presentato come uno dei varï re guerrieri di Sparta e nient'altro. L'unico stereotipo gay che l'autore gli affibbia, a mo' di indizio per Talos, è che le sue mani non sono così grosse come quelle dei suoi ufficiali, perché egli non ama maneggiare armi quanto loro (si tratta dunque di uno stereotipo parzialmente positivo). Infatti Pausania non è simile a Brithos, non desidera ossessivamente onore e gloria, e apprezza anche i non spartani e i barbari che lo meritino. Riguardo al suo servo e concubino Lahgal, egli è appunto un barbaro "meritevole", un giovane siriaco molto attraente e molto scaltro. (Non è un "siriano", dato che il romanzo si svolge un millennio prima della arabizzazione del Mediterraneo.) Lahgal è la figura più speciale e per certi versi più positiva del romanzo. Talos lo conosce a Cipro ancora imberbe, immerso in un mondo incantevole di fiori, api, colombe, e capretti; e diventa immediatamente suo amico, come per malia. Poi lo reincontra barbuto e rimane colpito dalla sua bellezza, che è quasi pari a quella di Brithos, e infine intuisce il concubinaggio fra lui e Pausania. La sua prima reazione a quel punto è omofobica, ma dura poco. Lui e Lahgal si alleano ultra-fedelmente, si salvano la vita a vicenda, e sovvertono l'uno grazie all'altro le trame di varia gente, tra cui Pausania.
Senza entrare in ulteriori dettagli, è stupefacente che ad ideare due personaggi gay così, ultra-moderni ancor oggi e profondamente gay-friendly, è stato un italiano nei bui anni Ottanta, che per giunta li ha infilati in un romanzo "commerciale" per uomini.
Venendo infine al summenzionato punto 2, "lo Scudo di Talos" pare ammiccare fin dalle sue prime pagine a potenziali lettori gay. Ma lo fa - si badi - in un modo estremamente blando. L'autore narra continuamente di bei corpi maschili, e quasi non pone nessuna donna tra di essi, ma non indugia mai "gayamente" su nessun corpo.
Il punto più ammiccantemente gayo del romanzo merita di essere riportato testualmente. Talos è appena tornato nella sua casa-caserma spartana, la sua "syssitìa", e si è appena posato sul proprio giaciglio.. ed ecco ciò che succede:
Un coro di grida interruppe i suoi pensieri, e subito egli vide un trentina [!!] di giovani nudi entrare di corsa, ridendo e scherzando, nella grande camerata: i membri [...] della syssitìa a cui era assegnato. Appena i primi si accorsero del nuovo arrivato, si arrestarono interdetti per un momento, poi uno di loro si fece avanti e rivolto ai compagni si mise a gridare per superare il trambusto: - Tutti in linea, uomini! In linea ho detto! Avete di fronte il comandante del battaglione di Tracia, non vedete lo scudo? -Poi, rivolto a Kleidemos che si era tirato in piedi: - Comandante.. io sono il comandante della syssitìa; benvenuto tra noi e.. perdona se non ordino il saluto militare, che essendo noi nudi, come vedi, è proibito dal regolamento.. -
Una scena così colpisce qualunque lettore gay, anche uno ben abituato alla socialità degli spogliatoi ginnici, come l'autore di questa recensione. Ma si badi che il romanzo non è tutto così, manco alla lontana; per cui è decisamente sconsigliato a chi cerchi in esso una versione scritta del film "300". È invece consigliato a chi cerchi un po' di ottima e puntuale ricostruzione storica, senza elementi di 'fantasy fiction'.