Per l’editore Crocetti lo studioso Nicola Gardini ha raccolto questo magnifico florilegio di poesia omosessuale moderna, tra seconda metà dell’Ottocento e Novecento; e molte delle traduzioni sono di sua mano. Intensa la polifonia del desiderio, dell’appagamento, del ricordo: scorriamo dal simbolismo etereo ma bruciante di Stefan George a quello metafisico di Robert Duncan, fiorito di reminiscenze dantesche, dall’amore panico di Whitman, pervaso da afrori terragni e venti delle praterie americane, a quello di Verlaine, irrorato di grazie libertine, dallo sguardo trasognato di Penna o Kavafis alle liriche di stile umile di molti poeti statunitensi. Non manca Pasolini, lacerato tra la sua coscienza d’intellettuale e il perseguimento d’una carnalità fresca e semplice che proprio il sovraccarico di cultura sembra impedirgli; e non manca Auden, con paio di componimenti dei più celebri ma anche uno, esplicito in modo dionisiaco, A day for a Lay, da lui stesso poi rifiutato per l’arrogante carnalità. L’accostamento di brani rappresentativi non solo d’un coraggio finalmente raggiunto di dare corpo poetico a sensazioni ed esperienze che fino a poco più d’un secolo fa s’erano dovute accontentare quasi sempre, per secoli, di travestimenti e sublimazioni, ma soprattutto del meglio che su questo terreno i poeti hanno saputo creare nell’ultimo secolo e mezzo rende quest’antologia molto più interessante, godibile e coinvolgente di altre sillogi di analogo tenore, nelle quali la volontà di documentare le varie declinazioni dell’amore omosessuale in versi finisce per affastellare pezzi di valore troppo discorde.