La polizia è sconfitta

10 luglio 2013

Tipico prodotto poliziottesco anni 70 girato con una cura ma che non brilla per originalità.

La trama è alquanto semplice e vede contrapporsi due "eroi": da una parte abbiamo l'integerrimo capo della polizia che cerca di combattere il crimine con tutti i mezzi a propria disposizione, utilizzando spesso metodi poco ortodossi, e dall'altra il suo antagonista, un super-criminale di nome Valli, spietato e sanguinario oltre misura e che ricorda molto da vicino Renato Vallanzasca.

L'errore che commettono gli sceneggiatori è di voler inserire in questa storia semplice ma funzionale (alla fine non è molto diversa dalla trama di molti spaghetti western che furoreggiavano in quel periodo) una serie di digressioni ed episodi che poco o nulla aggiungono alla trama e che servono soltanto per mettere in scena di volta in volta situazioni familiari e facilmente riconoscibili dallo "spettatore tipo" a cui questi artigianali prodotti erano rivolti. Troviamo così un po' di tutto: scene di blando erotismo, sparatorie più o meno sanguinolente e inseguimenti automobilistici tanto complicati quanto poco credibili.

Si salvano, soprattutto tecnicamente, giusto un paio di sequenze come ad esempio il primo attentato dinamitardo organizzato da Valli, caratterizzato da un montaggio alternato veloce e ben congegnato.

Inefficace è anche il commento musicale: spesso la colonna sonora risulta totalmente fuori luogo rispetto alle scene in cui è inserita, così da appesantire la trama sopratutto nelle scene meno ispirate.

Verso la fine del film appare l'attore Tito LeDuc, una delle future sorelle bandiera, che interpreta un effeminatissimo commesso di un negozio di dischi controllato dalla malavita e utilizzato come copertura per poter smerciare droga senza sollevare sospetti.

Il personaggio, come da copione nei film di questo genere, non solo viene dileggiato e malmenato da un poliziotto, recatosi lì per cercare informazioni sui loschi affari di Valli, ma viene persino preso a schiaffi da una cliente-drogata in evidente crisi di astinenza e che a malapena si regge in piedi.

Va da sé che appena si allontana la manesca drogata il pavido commesso, spaventato e tremante come un pulcino bagnato, è subito pronto a spiattellare tutto quello che sa sui suoi criminali datori di lavoro, elemento che rende ancora più ignobile il personaggio.

Si arriva persino alla sfottò quando il poliziotto, dopo aver avuto le informazioni che voleva, lo saluta apostrofandolo con un eloquente "ehehe, oggi c’ho avuto culo io".

Interessante comunque il finale con il linciaggio di Valli da parte della "gente comune" in una scena che ricorda l'assassinio di Florinda Bolkan nel fulciano "Non si sevizia un paperino".

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autoretitologenereanno
Domenico PaolellaNotti del cinema, Leromanzo1960

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