L'ordine della quercia velenosa

19 luglio 2013

La lettura di questo romanzo di Brent Hartinger mi ha fatto venire in mente il titolo d'un saggio di Roland Barthes, Il grado zero della scrittura: non per dirette suggestioni barthesiane ch'esso contenga, ma perché lo stile dell'autore americano è quanto di più spoglio ed elementare si possa concepire per un'opera di narrativa. La scrittura, del resto, riflette le situazioni e le vicende che formano oggetto dell'opera: dopo Geography Club, un altro libro dello stesso tenore e con gli stessi tre personaggi principali, ambientato però in un campeggio estivo anziché nella scuola che essi frequentano; ed anche qui torna la semplice (e semplicistica) political correctness di Hartinger: il personaggio bellissimo è uno stronzo (secondo la Weltanschauung di Hartinger: per me rimane solo un simpatico libertino; ma il bieco bigottismo political correct del Nostro non gli risparmia neppure la classica accusa di “molestie sessuali” da parte d’una ragazza con cui ci prova), quello dal viso sfregiato da un'ustione è pieno di qualità positive, i nerd imbranati sono simpatici e buoni. Non so se l'autore abbia letto le pagine di David Leavitt che biasimavano certa ormai vecchia letteratura gay dall'afflato dionisiaco, piena di personaggi bellissimi e promiscui; ma la poetica cheap di Hartinger mi ha ricordato proprio, in tono assai minore, l'impacciata lode della stabilità e della mediocritas piccolo borghese innalzata da Leavitt (quantum mutatus ab illo dei primi libri!) nel Voltapagine: non è facile elogiare le piccole cose semplici senza dirocciare nel pedestre. L'impresa, pur con tutto ciò di banale, manierato e prevedibile che porta con sé, può anche riuscire dilettosa e di buon gusto se però supportata da una scrittura piacevole: Hartinger, invece, scrive appunto in modo quanto mai piatto: perfino i dialoghi si trascinano insipidi come quelli di tanti sceneggiati americani per ragazzini; vero che riesce piuttosto malagevole giudicare una traduzione, ma ritengo difficile che anche un traduttore maldestro (e non ho motivo di credere che quello della Quercia Velenosa sia tale) renda plumbeo e scialbo a tal segno un testo che in origine fosse stato pieno di vita. Per dimostrare come si possa scrivere di adolescenti gay con vivacità e grazia basta guardare ad altri libri pubblicati proprio dalla Playground nella collana High School, come quelli di Alex Sanchez.
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