Dall'Ucraina con amore

27 luglio 2013

Appena sorge il sole, Dexter Morgan è un tecnico che lavora per la polizia di Miami, ricercando e analizzando le tracce ematiche sulle scene del crimine. Dietro un viso d’angelo e un temperamento pacato nasconde però la psicopatia: timbrato il cartellino in uscita, si trasforma in un serial killer implacabile e refrattario al contatto umano. La sua natura viene ricondotta a un trauma infantile le cui conseguenze sono state contenute dal padre adottivo, il detective Harry Morgan: man mano che scopriamo cosa accadde al neonato Dexter in un rossissimo container di un porto della Florida, ci viene rivelato anche ciò che Harry insegnò all’adolescente Dexter per gestire la sua furia omicida in modo eticamente tollerabile. Viene a galla (è il caso di dirlo, dato che Dexter getta i corpi delle persone uccise in sacchi neri, sul fondo dell’Atlantico) un vero e proprio “Codice”: Dexter uccide soltanto criminali sfuggiti alle maglie della giustizia, vuoi per ottusità degli investigatori, vuoi per un cavillo legale; segue un metodo rigoroso, che prevede l’installazione di un tavolo operatorio al centro di una stanza completamente rivestita di cellophane; infine, conoscendo le modalità d’indagine della polizia e lavorando al suo interno, sfrutta la propria posizione per correggere eventuali imprevisti.

“Dexter” è liberamente tratta dalla bella serie di romanzi di Jeff Lindsay, cui rimane fedele nello spirito pur rimaneggiandone significativamente la trama. Gran parte del suo successo è dovuto a un cast fenomenale – in particolare a Michael C. Hall e Jennifer Carpenter, rispettivamente Dexter e la sua sorellastra Debra – ma qua e là nel corso delle otto stagioni ci sono anche Keith Carradine, Margo Martindale, Edward James Olmos, John Lithgow e Charlotte Rampling.

Hall ottenne la parte di Dexter subito dopo aver dismesso i panni di David Fisher, glaciale impresario funebre gay in “Six Feet Under”: il precedente ruolo televisivo viene subito omaggiato all’inizio della prima stagione, quando Dexter viene avvicinato da un vicino di casa che vorrebbe il suo numero di telefono. Dexter declina con garbo, e al vicino non rimane che constatare che «quelli carini sono sempre già impegnati».

Bisogna poi aspettare il sesto episodio della quinta stagione per trovare una nuova comparsa omosessuale: si tratta di Chad Allen, indimenticato figlio maggiore della Signora del West. Qui interpreta Lance Robinson, un viscido frequentatore di chat che seduce ignari ragazzi per poi ucciderli senza nemmeno aver consumato. Dexter, ovviamente, finge di volere un incontro con lo scopo di porre fine al suo passatempo.

La settima stagione è senz’altro quella di maggior interesse gaio: nel primo episodio un collega di Dexter viene freddato da Viktor Baskov, delegato della malavita ucraina negli Stati Uniti. Baskov sta per imbarcarsi su un aereo diretto verso Est quando viene raggiunto e a sua volta trucidato, in maniera stranamente rocambolesca, da Dexter. Per vendicare la sua morte arriva a Miami il capo dei capi, Isaak Sirko, interpretato da Ray Stevenson: viene da subito presentato come un cattivo atipico per la serie, implacabile ma con un forte senso dell’onore e della dignità – mentre gli antagonisti di Dexter sono solitamente sociopatici disumani e senza scrupoli – e il suo rapporto con Dexter prende ben presto una piega diversa da quella che ci si aspetterebbe. Pur cosciente della natura di Dexter e della sua responsabilità nell’uccisione di Baskov, Sirko sceglie di non ripagarlo con la stessa moneta e ne è anzi affascinato: i tentativi di uccidersi l’un l’altro hanno un che di sensuale e, guarda caso, vanno tutti a vuoto per un soffio. La verità affiora nell’ottavo episodio: Isaak attira Dexter in un bar gay e fa coming out, rivelando che Baskov era più che un collega. Tracciando un parallelo con le passate vicissitudini di Dexter, Sirko prima individua nell’amore un comune movente e poi gli dice: «We are outsiders, you and I. On the periphery. Watching everybody else. Pretending we're just like them, but knowing we're not. Best we can hope for is to find a place where we don't have to pretend». Nell’episodio successivo, vittima di una rivolta interna alla cosca, Sirko raggiunge Dexter con una ferita mortale all’addome: la sua ultima richiesta è quella di poter giacere un’altra volta accanto all’amato Baskov, ragion per cui Dexter lo carica sul suo motoscafo e lo getta sul fondo dell’oceano.

La sovrapposizione tra omosessualità, vita ai margini e uccisioni seriali può a prima vista apparire repellente e antidiluviana, per come è posta nel dialogo decisivo tra Dexter e Sirko: l’ucraino, tuttavia, non è il classico villain omosessuale riprovevole e morboso, anzi ha conquistato il favore del pubblico della serie con le sue frasi da eroe romantico e la sua avvenenza europea. Merito degli sceneggiatori, che hanno sviluppato il personaggio in maniera esemplare, e di Ray Stevenson stesso, che effettivamente ha avvenenza da vendere. I tempi, per fortuna, sono abbastanza maturi affinché i personaggi televisivi omosessuali non debbano più essere ineluttabilmente connotati in modo negativo in quanto omosessuali, né tantomeno tutti dipinti come inoffensivi, santi o beati, migliori amici.

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