recensione diGiulio Verdi
Yummy, yummy, yummy, yummy
Nicholas Brody (Damian Lewis), soldato statunitense da otto anni nelle mani di Al-Qaida e creduto ormai morto, viene liberato in circostanze fin troppo rosee. Nel frattempo l’agente della CIA Carrie Mathison (Claire Danes), svelta d’intelletto e piena di idiosincrasie, raccoglie l’estrema testimonianza di un informatore e terrorista iracheno che chiede di parlare con lei a pochi minuti dalla sua esecuzione: «uno dei vostri è passato al nemico». Mentre viene organizzato un ritorno in pompa magna per l’eroe sopravvissuto ad anni di torture, Mathison si convince che l’eroe stia in realtà risvegliando una cellula terroristica dormiente sul suolo californiano e che l’obiettivo sia nientemeno che il vicepresidente degli Stati Uniti. Abbandonata dalla CIA, dalla propria salute mentale e persino dal fidato amico Saul (Mandy Patinkin), Mathison condurrà con metodi davvero poco ortodossi una lotta solitaria contro un mostro che forse nemmeno esiste.
Nel decimo episodio della prima stagione Mathison sospetta che un diplomatico saudita, Mansour Al-Zahrani (Ramsey Faragallah), nasconda informazioni vitali sulla sicurezza del paese e sul doppio gioco di Brody. Al-Zahrani è immerso nei debiti fino al collo, eppure deposita ingenti somme di denaro su conti offshore e riesce a mantenere se stesso, le sue mogli e i suoi figli. Come se tutti questi elementi non fossero già sufficienti per torchiarlo, Mathison lo fa pedinare e scopre che frequenta saune per soli uomini. Durante un interrogatorio segreto, Mathison tenta prima di attaccarlo sotto il profilo pubblico ma – quando il tentativo va a vuoto – passa immediatamente a quello privato. «Se rifiuti di collaborare, dirò alle tue mogli che sei gay»: Mathison gli allunga un paio di fotografie che provano inconfutabilmente la sua omosessualità. A questo punto la serie, con la risposta di Al-Zahrani, conosce il suo (finora) unico momento di ilarità: qui il video. La reazione orgogliosa e inaspettata fa fallire anche questo approccio, ergo Mathison decide di colpire la sfera degli affetti e minaccia di far deportare una delle figlie del diplomatico, brillante studentessa a Yale: finalmente funziona.