recensione diGiulio Verdi
When I am through with you, there won't be anything left
Patty Hewes è l’avvocatessa più affermata e sanguinaria degli Stati Uniti d’America: non ha remore nel sacrificare affetti, decoro e occasionali vite umane per perseguire alti e nobili fini (distruggere imperi finanziari costruiti ingannando la povera gente, salvare l’ambiente, tarpare le ali a militari violenti, proteggere giornalisti dalla storia molto simile a quella di Julian Assange). Il suo è un personaggio ambiguo e problematico – una vera e propria boccata d’aria fresca per gli appassionati di legal drama, che devono troppo spesso accontentarsi di trame che si esauriscono nel giro di mezz’ora o di azzeccagarbugli affabili e innocui – e l’unicità di “Damages” risiede nel fatto che, su un totale di cinquantanove episodi, le scene effettivamente girate in tribunale sono soltanto due (e durano ben poco). Un’avvincente struttura a doppia sequenza temporale, con continue analessi o prolessi che spezzano la narrazione al presente, garantisce un livello di suspense sempre altissimo.
Oltre a un innato senso della giustizia, ad animare Patty c’è anche il legittimo desiderio di vincere la causa per vincere la causa, possibilmente seminando panico tra le persone coinvolte, facendo uccidere animali domestici e rovinando la reputazione degli avversari. Nella prima serie l’avversario si chiama Arthur Frobisher ed è accusato di insider trading: a difenderlo c’è Ray Fiske, avvocato segaligno e religiosamente devoto al datore di lavoro, che sembra un po’ Mrs. Danvers con la pelliccia di Rebecca quando sistema il nodo della cravatta al capo, e vive un matrimonio mesto e senza prole con la moglie Mallory.
Fiske insiste con foga via via maggiore affinché Frobisher patteggi ed eviti il processo vero e proprio: Patty è dapprima accecata dalla propria vanità e crede che il collega agisca in questo modo perché consapevole che non ci sono possibilità di vittoria contro la numero uno. Poi però capisce che l’ostinazione di Fiske dev’essere dovuta a qualcosa di più personale della sicurezza finanziaria di Frobisher: sguinzagliando i segugi, Patty scopre che uno dei testimoni chiave è stato sedotto da Fiske e sarebbe pronto a confermarlo in tribunale. Ci sono anche documenti e fotografie che provano inconfutabilmente l’omosessualità dell’avvocato. Patty minaccia l’outing ma, in fondo, ha troppa stima del collega per demolirlo: gli chiede quindi di passare dalla difesa all’accusa e gli promette un posto di lavoro alla Hewes and Associates, una volta che le acque si saranno calmate. Per tutta risposta, l'uomo si infila una pistola in bocca e pone fine ai suoi giorni davanti agli occhi di una sconcertata Patty.
Per le loro intepretazioni di Patty Hewes e Ray Fiske, Glenn Close e Zeljko Ivanek vinsero due meritatissimi Emmy nel 2008.