recensione di Francesca Palazzi Arduini
SuoreNinja: il fascino del paradosso
Se qualcuno dovesse chiedersi quale sguardo satirico può mai produrre la generazione italiana cresciuta con Tangentopoli, e che è stata adolescente sotto il segno del Cavaliere (l’eterno Immaturo), troverebbe una delle risposte più esilaranti e spietate nel fumetto SuoreNinja edito dal marzo 2013 da Starcomics.
Abituati a usare il web per supplire alla crisi editoriale italiana e alla scarsa propensione a lasciare spazio ai giovani che vige nel nostro Paese, lo sceneggiatore Davide la Rosa e la disegnatrice Vanessa Cardinali decidono comunque di presentare un loro albo in cartaceo, autoprodotto, al Lucca Comics 2011: "Zombie gay in Vaticano" le cui copie vengono esaurite in un millisecondo.
Ma certo, se non fosse per la libertà editoriale che la distingue, se non fosse libera da pastoie di holdings editoriali, la Starcomics non si permetterebbe di pubblicare un albo così sfacciatamente irriverente. Sì, perché i contenuti sono marcatamente ed astutamente anticlericali: il Papa qui proposto viene eletto mentre una folla di gay mani-festanti sta per invadere il Vaticano, e sceglie di chiamarsi Costantino Vitaliano, come il tronista ma senza la G.
La satira è insita già nell’attribuzione alle Suore della possibilità di trasformarsi in tre accanite guerriere ninja, in abito tradizionale opportunamente accessoriato, e gioca ironizzando sulla proliferazione dell'universo ninja in tutte le salse (partendo dalle tartarughe) per stravolgere con un abile sottotesto il ruolo di queste presunte tre moschettiere del papato...che in realtà non possono salvare il papato da se stesso e dal tragicomico crollo di tutte le certezze e di ogni sipario. Non è superfluo dire che ridirigere l’immaginaria e femminina passività delle religiose in un mix tra luoghi comuni sulle suore e tecniche ninja (oltre a decisamente poco ortodosse grida di guerra: “Romina Power!”) vale quanto due trattati teologici sul ruolo della donna nella Chiesa.
Così, mentre una strana maledizione trasforma i carristi del gay Pride in zombie che entrano in Vaticano, le tre eroine convincono Papa Vitaliano a blandire l'orda riconoscendo la liceità delle unioni civili...anzi di più, il matrimonio cattolico (-santità l'unico modo per fermare quegli zombie è concedergli la cosa che vogliono di più al mondo, -e va bene, avanti portatemi qui Lady Gaga – non Lady Gaga, intendevo dire l’altra cosa).
La presenza del blob mediatico è evidente in ogni angolo del fumetto, non solo nella satira su di un Papa vanesio che si cura più della sua pagina Facebook che delle anime delle sue pecorelle, anche nel giocare con un immaginario televisivo che fa ad esempio di Giovanardi, per colpa di un altro sortilegio, un Hulk della 'fede' che picchia forte e vuole 'rimettere ordine nella Chiesa' nonostante l'evidente deriva ormai incontrollabile.
La scorrettezza amabile e visionaria di questi albi, che non si risparmia nella parodia della religione cattolica, è d'altro canto bilanciata da un'estrema leggerezza quasi che la sceneggiatura si svolgesse a stilettate sottili e veloci, un po' come la stessa tecnica ninja. Amabili anche i due autori, quando dichiarano alla stampa di aver avuto il dubbio dell’ eccessiva caricatura dei personaggi gay del primo albo...necessaria per rendere visivamente il contrasto tra folla festante tra i colonnati del Bernini (ma si eccede solo in pailettes e cappelli da cowboy) e la trasformazione in zombie senza vita pronti a staccare a morsi le Guardie svizzere.
Troppo complesso qui leggere la traccia simbolica dello “zombie” come “non vivo” perché inesistente nella nomenclatura sociale; le possibilità significative della “putrefazione” all’italiana del discorso stesso sui diritti civili, dato in pasto ai retori dell’arena politica in un Paese culturalmente immaturo per distanziarsi dal sessismo e dai luoghi comuni, sono comunque sedimentate nel fumetto.
Intanto, mentre le tre sorelle marziali tornano nella loro Suorcaverna e ascoltano le loro hit preferite dal Cristopod, l'Italia televisiva si scontra con l'Italia bigotta in un abile gioco e scambio di maschere che rinfresca la libertà di pensiero e ci fa sperare nelle incredibili capacità della fantasia: quando due autori trentenni, senza colpo ferire, immaginano il post - Joseph Ratzinger, bruciando sul tempo i vaticanisti più illustri, quelli col marchio “Patriarchy inside”.