Arturo, la stella più brillante

23 aprile 2007, una versione abbreviata è apparsa su CLUBBING n. 5, Maggio 2007

Arturo, piccolo orfano, la biblioteca è il tuo rifugio, le parole la tua prima consolazione, una strategia di sopravvivenza.

Intorno a te tutto - le strade, i volti, perfino il tempo - si deteriora, si incrina, va in frantumi, subisce un'inarrestabile erosione. Porti i capelli lunghi, i tuoi modi sono poco maschi e, perciò stesso, sei controrivoluzionario.

Una retata, ed eccoti confinato in un'U.m.a.p., gulag improvvisato dove i 'froci' come te vengono costretti ai lavori forzati insieme a criminali e dissidenti. Carcerieri e compagni di sventura le tentano tutte "per sminuirti e incasellarti nei loro stupidi ragionamenti", in un universo concentrazionario dove Dio "era scomparso da un pezzo, si era suicidato, si era dileguato".

Fingi di adattarti, fai tuo il gergo delirante delle checche, ora sei la 'regina' del campo (hai pure una tresca con un giovane guardiano).

Ma tu resisti, di nascosto continui a scrivere su qualsiasi supporto capiti a tiro: la tua inventiva/invettiva testimonia l'inespugnabile eternità dell'arte.

Serbi una sorgiva, straripante fantasia (sì, proprio come nel "Bacio della donna ragno" di Puig!), riesci a cancellare il quotidiano rituale del terrore, fai saltare gli schiaccianti ingranaggi dell'inferno vegetale, sbugiardi la truffa imbastita dal Potere ai danni di chi non si omologa ai suoi diktat, pieghi le sbarre dell'asfissiante cella vicino all'arroventata piantagione di canna da zucchero. E finalmente corri a perdifiato, voli via, evadi per sempre nel favoloso Paradiso (l'hai incontrato lassù Lezama Lima, tuo geniale Maestro?) da te creato, "verso terre che non figuravano sulle carte geografiche né sui mappamondi": ci lasci l'immagine degli "elefanti regali" dall'infrangibile memoria, una cifra segreta che apre e suggella la tua storia, il tuo struggente j'accuse.

Per tutto il breve romanzo mai un punto: segno della febbrile urgenza del tuo stile, un torrenziale flusso di metafore impastate di lacrime e sudore, rabbia e abbandono, un perpetuum mobile di ipnotica bellezza, incontro al dio-ragazzo che ossessiona i tuoi sogni di giovane prigioniero con la sua promessa di erotica felicità.

A 36 anni-luce dalla Terra, 83 volte più luminosa del Sole e con un diametro 22 volte superiore, Arturo ("il cacciatore che acceca l'Orsa") è una gigante rossa, la stella più brillante della costellazione di Bootes (mitologico "mandriano degli orsi"). Arturo...: tanto tempo fa una madre patita di astronomia scelse questo nome per il suo cucciolo.

Arturo è una favola del disincanto, un manoscritto del 1971 disperatamente tenero, intessuto della stessa materia dei sogni e affidato ad una bottiglia, a futura memoria: dedicato allo scrittore gay Nelson Rodríguez, internato in una "Unità mobile di aiuto alla produzione" nella Cuba castrista degli anni '60, e poi assassinato (proprio nel '71) col suo amico, il poeta sedicenne Ángel Lopez, dopo un tentato dirottamento verso la Florida. Anche ad Arenas sarebbe toccata l'umiliazione del gulag. Esule negli Stati Uniti, il 7 dicembre 1990 Arturo-Reinaldo, malato di AIDS, si è tolto la vita a New York sottraendosi "prima che facesse notte" alla crudele idiozia degli aguzzini di un tempo e all'indifferenza del 'libero' mondo capitalista. Siamo grati al traduttore Raul Schenardi per averci fatto condividere la sontuosa architettura barocca di questa fuga verso "regioni deserte e lune impazzite, barbare, livide e remote, che doravano fiere araldiche...".

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