Le ore

12 dicembre 2013

Le ore, terzo romanzo della sua carriera, ha consentito a Michael Cunningham di conquistare l’ambito Pulitzer e una lunga serie di premi letterari (tra cui il Grinzane Cavour nel 2000), consacrando il suo nome tra i critici e il pubblico, grazie anche al riuscito adattamento cinematografico del regista Stephen Daldry, The Hours, che ha valso la vittoria dell’Oscar a Nicole Kidman nel ruolo di Virginia Woolf. Protagonista, infatti, del romanzo è la celebre scrittrice di opere quali Gita al faro e Mrs. Dalloway: le prime pagine ripropongono il suo biglietto d’addio, scritto all’amato marito Leonard, prima di suicidarsi gettandosi nelle acque del fiume Ouse, a causa di continue paranoie e voci immaginarie. L’autore, quindi, decide di soffermarsi su un giorno della Woolf alcuni anni prima, nel 1923: costretta ad allontanarsi dalla caotica Londra per i suoi problemi, Virginia soffre il distacco dalla capitale della cultura e il trasferimento in un’anonima villetta di campagna. Nel frattempo, è dedita alla composizione di Mrs. Dalloway e, incerta sul finale e su quale personaggio debba morire, a seguito della visita della sorella Vanessa e del toccante episodio della morte di un uccellino nel suo giardino, opterà per la morte non della protagonista, ma del poeta e visionario Septimus. Accanto a lei abbiamo altre due protagoniste: Laura Brown (alter-ego della madre di Cunningham), una casalinga disperata degli anni Cinquanta, sposata ad un reduce di guerra e amata incondizionatamente dal figlio, Richie, mentre ne aspetta un altro, e Clarissa Vaughan, editor lesbica che vive nella New York contemporanea, legata da un rapporto indissolubile all’amico e poeta Richard, malato terminale di AIDS e in attesa di ritirare un premio poetico, il Carrouthers Prize.

Le vicende delle tre donne sono intrecciate da una serie di legami continui, che nascono dagli eventi vissuti in una sola giornata ma, soprattutto, da Mrs. Dalloway: Virginia lo compone, Laura lo sta leggendo, Clarissa (già a partire dal nome) lo incarna alla perfezione, come nella famosa scena dell’acquisto di fiori per la festa. Cunningham disegna egregiamente le vite di tre figure distanti temporalmente ma afflitte nel loro animo e nella loro psiche: Laura, profondamente depressa, è indignata e, al contempo, attratta dalla decisione di Virginia di togliersi la vita, mentre Clarissa vivrà, in prima persona, quali siano gli effetti di assistere alla morte di chi si ama.

Le ore riesce perfettamente nell’obiettivo di umanizzare il ritratto di una scrittrice, la Woolf, troppe volte demonizzata per le sue scelte e il suo modus vivendi, fissando un’immagine così reale e concreta, da non essere diversa da quella di Laura e Clarissa: protagoniste sono le vite ordinarie e le personalità fragili di tre donne, che si ritrovano a scontrarsi con avvenimenti e sensazioni che sconvolgono le loro esistenze e di fronte alle quali tentano di ricercare una risposta, sia essa il continuare a vivere (Laura) o il suicidio (Virginia).

Non manca, come già accaduto nei romanzi precedenti, la tematica centrale dell’AIDS, che ha attaccato la mente e il corpo di Richard, assistito da Clarissa e che lui chiama bonariamente Mrs. Dalloway: il profondo rapporto tra i due – sebbene in passato vi sia stato solo un indimenticabile bacio – non è stato compromesso dalla malattia, ma sarà destinato ad un epilogo crudele. Proprio la figura dell’uomo permette a Cunningham di soffermarsi sul potere della poesia, che può tentare, come nel caso di Virginia o di Richard-Septimus, di sopravvivere e di creare un piccolo conforto di fronte alla caducità dell’esistenza, a cui rimaniamo attaccati come allo scoglio di verghiana memoria anche di fronte all’inesorabile scorrere del tempo, implacabile nel regalarci fugaci attimi di felicità (“C'è solo questo come consolazione: un'ora qui o lì, quando le nostre vite sembrano, contro ogni probabilità e aspettativa, aprirsi completamente e darci tutto quello che abbiamo immaginato, anche se tutti tranne i bambini – o forse anche loro – sanno che queste ore saranno inevitabilmente seguite da altre molto più cupe e difficili. E comunque amiamo la città, il mattino; più di ogni altra cosa speriamo di averne ancora”).

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