Pierino e l'Aids

13 dicembre 2013

Com’è facile immaginare, data la statura leggendaria dell’eroe eponimo, si tratta di una serie di comicità cialtrona, nella quale Pierino è in buona sostanza impegnato in due sole attività: raccontare barzellette oscene, di quelle che nella tradizione popolare lo vedono di solito protagonista, e fare sesso, nonostante l’età ancora scolare (ma in questo si offriva ovviamente come ideale fantasia per i suoi lettori più giovani, che pare abbondassero).

È anche facile immaginare come una serie simile rappresenti la celebrazione del virilismo italiota nella sua versione proletaria e più triviale. Più difficile è immaginare sino a quale conseguente abisso possa spingersi l’occasionale rappresentazione dell’omosessualità nell’episodio Quelli della notte, in cui Pierino scopre che il secchione della sua classe, tale Robotto, di notte rimorchia travestiti. Pensa allora di sfruttare la cosa per fargli uno scherzo crudelissimo, che rappresenta probabilmente una delle punte più basse raggiunte dagli autori di questi fumetti, i quali pure di infamia certo non avevano tema. Con l’ausilio di tre polverine urticanti di vario genere, Pierino produce così nel povero Robotto reazioni tali da potergli annunciare: «Hai tutti i sintomi dell’Aids. La terribile malattia che colpisce gli omosessuali…» (l’episodio esce nell’ottobre del 1985 e quindi è stato concepito e realizzato nelle settimane del caso Rock Hudson). Lo scherzo non termina qui: Pierino convince una prostituta sua amica a fingersi sessuologa e, convocati i compagni perché assistano di nascosto, le manda Robotto, il quale si rassegna a illustrare nei dettagli le sue predilezioni sessuali e a offrire un campione di sperma per le analisi. Ovviamente nel momento del “prelievo” i compagni di classe gli si materializzano davanti.

Nell’ultima parte del fumetto gli autori, forse consapevoli di aver giocato pesante, si inventano una serie di eventi correttivi: da un lato Pierino contrae dalla mensa scolastica un’intossicazione alimentare che gli provoca un’infezione genitale; dall’altro Robotto ricava dall’avventura uno spirito militante e fonda un precoce gruppo di studenti gay per le cui riunioni il preside è costretto contro la sua volontà a concedere un’aula, altrimenti Pierino (il quale «sotto sotto ha un cuore d’oro», assicura il narratore) minaccia di rivelare l’origine della sua infezione.

La mia impressione è che per il giovane lettore del 1985 la prima parte contasse però molto più della seconda: la piccola infezione di Pierino (insufficiente persino a impedirgli una ripetuta attività sessuale) è ben poco contrappasso rispetto alla disinformazione, agli stereotipi ribaditi senza coscienza e alla licenziosità irresponsabile cui si invitava la gioventù (sebbene in copertina Pierino sia mostrato con un profilattico in mano, non ve n’è poi traccia nel fumetto). Quale significato innovativo potesse avere allora un gruppo di discussione gay in una scuola rimaneva presumibilmente alla portata solo del lettore gay, certo occasionale nel caso di questa serie, mentre l’omofobia strisciava alla portata di tutti e si ripercuoteva sul gruppo stesso, deriso da Pierino che mostra di ritenerlo solo un luogo di copertura per rimorchiare, tanto che, invitato all’inaugurazione, ci fa sapere di tenere le chiappe ben strette. Il giovane lettore eterosessuale del 1985 da questo fumetto poteva ricavare solo inviti al bullismo (in fondo anche proprio perché alla fine non fa danno e si rimedia con poco), a ritenere l’Aids un problema non suo e quindi a non doversene preoccupare nel caso avesse l’occasione di imitare le imprese scoperecce dell’eroe: a lui, al limite, avrebbe potuto capitare un piccolo e passeggero bruciore.

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