recensione di Giulio Verdi
Life, Liberty and the Pursuit of Gayness
La realtà è che queste comunità sono ciò che di più positivamente americano esista al giorno d'oggi: la mobilità, un pragmatico spirito di uguaglianza e un forte senso di aggregazione sono ciò che più si avvicina a quel "Life, Liberty and the Pursuit of Happiness" con cui gli statunitensi tanto ce la menano (salvo poi implementare quei valori soltanto nei blockbuster hollywoodiani).
Myrtle Manor, in South Carolina, è un perfetto esempio di livella: ci vivono neri e bianchi, gay ed etero, giovani e anziani, single e coppie. Alcuni di loro saranno pure sdentati (come l'addetto alla sicurezza Marvin, simpaticamente ribattezzato "Blitler" – "black" + "Hitler" – per via dei suoi curiosi baffi), alcuni saranno pure sprovvisti della terza media (come Taylor, il tamarro dal cuore d'oro e dal viso d'angelo, o Lindsay, che vende würstel troppo bolliti in spiaggia), e nessuno comparirà mai sulla copertina di Cosmopolitan (e buon per loro!)... ma il senso di appartenenza vince realmente su ogni differenza, quindi la vecchia nonna Peggy può tuffarsi in piscina nuda insieme ai ragazzi appena maggiorenni, il buon Marvin può corteggiare la romantica Anne con intrugli profumati fatti in casa e riproduzioni in serie di fenicotteri, una cinquantenne sovrappeso in bikini può vincere meritatamente il titolo di "Miss Myrtle Manor". Il tutto senza patemi puritani e con il supporto dell'intera comunità.
In un reality del genere non poteva mancare un personaggio gay, che è un po' la matrona dell'intero trailer park: si chiama Roy, faceva la drag queen e ora fa il parrucchiere. Tutte le ragazze (e anche le signorine più attempate) vanno da lui se hanno bisogno di un consiglio, Taylor lo trova bellissimo quando si traveste e diventa Miss Mitzy Royal, più volte è chiamato a difendere l'onore di Myrtle Manor. Quelle che fino a qualche tempo fa potevano essere al più stereotipiche marche atte a indicare la debolezza di un sissy qui si configurano come valori positivi e punti di forza. Roy non è solo "il migliore amico effeminato e asessuato", comunque: corteggia il giovane Jared, che si nega con estrema gentilezza; ricorda i propri tempi d'oro ai Mardi Gras; è il cerettista di fiducia dello sgangherato Bandit, di cui contempla sorridendo le straordinarie misure.
Insieme al decisamente migliore Here Comes Honey Boo Boo, Myrtle Manor sta contribuendo a ridefinire l'archetipo dell'omosessuale sudista e campagnolo, permettendo a personaggi gay e veraci di raccontarsi e dimostrare che Manhattan non ha niente che un trailer park non abbia da offrire. Anzi, forse una gaia roulotte è il vero sogno americano.