recensione di Massimo Basili
La città della nebbia
L’hard boiled è un genere letterario particolarmente omofobo; anzi, l’omofobia, insieme ad un’inguaribile misoginia, è parte imprescindibile dei suoi codici narrativi, come ha svelato il filosofo Th. W. Adorno quando scriveva che tra le pagine dei vari Chandler, Hammett e persino del milanese Scerbanenco “un’omosessualità rimossa si presenta come la sola forma approvata dell’eterosessualità”.
Dai romanzi ai film e poi anche ai fumetti, quel mondo violento e disperato popolato di detective disillusi vestiti di trench, atmosfere fumose e donne fatali ha visto perpetuata l’omofobia spesso in maniera automatica, rifuggendo ogni tipo di variazione men che “progressista”.
È quel che fanno, in buona parte, anche agli autori americani di questo singolare fumetto, entrambi gay dichiarati: Gabrych è un noto sceneggiatore di fumetti DC Comics, soprattutto dell’universo di Batman, oltre che un piacente attore cinematografico (un film per tutti: Chiamatemi Boy George!, misconosciuta pellicola gay del ‘98), mentre Rader si è occupato di serie animate di supereroi per molti anni, oltre che di disegnare fumetti gay autoprodotti. Sotto l’etichetta più adulta della DC, la Vertigo, i due hanno realizzato questa storia ambientata a San Francisco nel 1953. Frank Grissel è un investigatore privato coinvolto suo malgrado in una sordida vicenda: mentre alcune giovani prostitute vengono barbaramente uccise, una manciata di registri di traffici illeciti sono contesi da una dark lady cinese doppiogiochista, un milionario pervertito col suo scagnozzo gay, un prete violento che redime a modo suo i ragazzini di strada e altri personaggi sopra le righe, che costringeranno il nostro Grissel a svelare la parte più nascosta della propria anima.
La storia è parecchio ingarbugliata e così fitta di colpi di scena da far girare la testa, ma stavolta gli autori sono bravi ad utilizzare l’omofobia di cui sopra, che è comunque coerente con il contesto storico raccontato, per rovesciare i clichè e dare finalmente un’inedita conclusione omofila ad una storia perfettamente in linea con la tradizione, come solo una coppia di autori gay poteva fare. Appropriata ed elegante la veste in forma di libro tascabile della versione Panini, quasi identica all’originale, della collana Vertigo Crime.