recensione diGiulio Verdi
Small Town Gay Bar
Il documentario, a tratti, è più vicino a un progetto scolastico o a una proiezione domestica di diapositive che a un film fatto e finito: spesso privilegia i racconti poco appassionanti dei vari intervistati, forse sperando che siano sufficienti a esprimere militanza e generare partecipazione nello spettatore... cosa che soltanto due dei coinvolti nelle riprese riescono a fare: Jim Bishop, infermiere e drag queen cui sono affidate le parole più vibranti contro l'ipocrisia e l'omertà dei concittadini, e Charles "Butch" Graham, coraggioso fondatore ed ex proprietario del Different Seasons. Del tutto superflue, invece, la solita intervista troppo condiscendente a Fred Phelps (il famigerato reverendo della Westboro Baptist Church, nativo di Meridian) e la solita ricostruzione troppo sbrigativamente lacrimevole di un omicidio a sfondo omofobo (quello di Scotty Joe Weaver).
Il regista non dice molte cose, ma una la mette bene in chiaro: tutti coloro che disprezzano il "ghetto gay" o si fregiano di essere "fuori dai giri" farebbero meglio a tacere. Grindr o non Grindr, è fondamentale che i luoghi di aggregazione non virtuale esistano e prosperino. Per un motivo molto semplice: l'unione fa la forza, o quantomeno fa il benessere di chi vuole passare una serata insieme ad altri come lei/lui. Specialmente in luoghi dove bisogna fare due ore di strada per raggiungerli.