recensione diMauro Giori
Cimiteria
Cimiteria è l’ennesima serie di fumetti pornografici italiani di carattere sia pur vagamente orroroso, e segue la lunga genia di vampire originate da Jacula e di altre creature tenebrose che avevano riscosso complessivamente un grande successo negli anni precedenti e ne avrebbero conosciuto uno non inferiore in quelli successivi. L’horror si prestava bene a contaminazioni erotiche e anche hard perché forniva un semplice pretesto per accentuare i toni sadomasochisti che il fumetto poteva permettersi di spingere oltre i limiti necessariamente osservati da riviste fotografiche e film porno dal budget risicato.
Nelle sue peregrinazioni, a Cimiteria capita anche di incontrare un alieno dall’aspetto di bel figliolo con la sola particolarità di avere quattro braccia (e, sia pure in metafora, tre gambe…). Nell’episodio n. 34 (Incontri ravvicinati del terzo sesso, uscito nell’agosto del 1978) l’alieno per la verità rivela una seconda peculiarità quando nottetempo, mentre Cimiteria dorme, sodomizza il di lei compagno, Quasimodo (sì, proprio il gobbo). La scena ha una sua leggera comicità: Quasimodo lascia fare per timore di peggiorare la situazione (con gli alieni non si sa mai); nel mentre l’extraterrestre spiega che sul suo pianeta tutti i maschi fanno l’amore solo con i maschi, ingravidandosi fra di loro, mentre le femmine servono come schiave; Cimiteria ascolta interessata e sta a guardare, concedendosi una pensata che immagino volesse essere pseudofemminista (va da sé che, se allora pareva scandaloso ammetterlo, vi erano anche lettrici nel pubblico di questi fumetti e si cercava di accontentare un po’ tutti): «Che provino anche i maschi ad essere violentati!». Il bell’alieno fa però appena in tempo a completare il suo ultimo rapporto quando il missionario che ospita il trio (in un capanno nel mezzo dell’Antartide…) gli fa saltare la testa scandalizzato: «Sodomia, quadrumane e finocchio… non può essere che Satana!» esclama spiando dalla porta (dove anziché sodomia si voleva evidentemente scrivere sodomita, ma ortografia e grammatica in genere non sono il forte di questi album). Cimiteria ricambia subito ammazzando il missionario e l’avventura pare terminata, pur fra i lamenti di Quasimodo. Il quale però, una volta rientrati a Londra, comincia a stare male e a soffrire di sbalzi d’umore. Cimiteria lo porta quindi dal medico, che lo visita integralmente, e probabilmente dovremmo compiacerci del fatto che durante l’ispezione anale esclami: «Il culo è rotto, ma questa non è una malattia…». Ovviamente il povero gobbo è stato fecondato dall’alieno, e inutilmente chiede di abortire: «La legge lo proibisce», dichiara il medico ricamando sull’attualità (la legge sull’aborto era appena diventata realtà in Italia). «Lo proibirà alle donne!» protesta altrettanto inutilmente Quasimodo. Il bambino nascerà nella puntata successiva (Quasimodo incinto) e Cimiteria lo farà passare per figlio suo, affidandolo alle cure di una balia.
Il fumetto erotico sta lentamente passando all’hard e, a differenza della maggior parte delle serie coeve, Cimiteria sfrutta tutto quello che può sfruttare, e cioè oscura ancora i genitali nei disegni degli accoppiamenti ma si concede senza remore il nudo integrale anche per i maschietti, erezioni incluse, e nel 1978 questo era ancora un gesto non poco ardito. Nonostante ciò, la serie è di una volgarità contenuta, tanto che i personaggi suscitano una certa simpatia, mentre la buona tenuta narrativa degli episodi e la capacità di giocare con l’attualità nonostante l’ambientazione vittoriana fanno di Cimiteria una serie complessivamente tutt’altro che spregevole. Si accorda a questo tenore generale il fatto che anche in questa avventura a sfondo omosessuale Cimiteria si contenga nelle scorrettezze politiche, che sarebbero certamente fioccate in molte altre serie e soprattutto negli anni precedenti. Un anticipo di (relativa) maturazione che avrebbe trovato la sua espressione più compiuta l’anno seguente con Sukia.