recensione di Marco Valchera
La Kryptonite nella borsa
Tratto dal suo omonimo romanzo, La Kryptonite nella borsa segna il debutto dietro la macchina da presa di uno dei più interessanti sceneggiatori degli ultimi anni, Ivan Cotroneo. Il piccolo protagonista è Peppino Sansone, un bambino di nove anni, incredibilmente sensibile e deriso dagli altri perché bruttino e occhialuto: il suo unico grande amico è il cugino Gennaro, l’outcast della famiglia, che si traveste da Superman e gira per le strade di Napoli, sempre convinto che la Kryptonite si nasconda nella borsa della madre del ragazzino. Ben presto, però, l’universo del povero Peppino subisce grandi rivoluzioni: Gennaro muore investito da un autobus e la madre Rosaria, interpretata da una toccante Valeria Golino, entra in una profonda depressione dopo aver scoperto che il marito (Luca Zingaretti) la tradisce con una donna più giovane e decide di non affrontare la cosa ma di allontanarsi emotivamente da tutti. Per proteggersi da questa cruda realtà, Peppino, più che ricorrere ai poveri pulcini regalatigli dal padre che muoiono uno dopo l’altro, ricorre alla sua immaginazione, riportando in vita il cugino che gli insegnerà la lezione più importante fra tutte: per essere felici bisogna accettare se stessi e rendere le proprie diversità un punto di forza. Cotroneo non lo mostra chiaramente, ma è sotteso che il defunto “Superman” fosse omosessuale: con toni delicati sarà proprio lui ad incarnare il messaggio di forza della pellicola. La Kryptonite nella borsa è una commedia dolceamara in cui si sorride spesso ma non per questo scade nella volgarità tipica del cinema italiano comico degli ultimi anni. Mentre Peppino diviene oggetto delle angherie dei compagni di scuola e membro inconsapevole di incontri hippie con i due zii Salvatore e Titina, la madre, grazie all’aiuto di un affascinante psicologo (Fabrizio Gifuni) si riapproprierà della propria esistenza.
Dopo un incipit scoppiettante, il film pian piano tende a perdere la sua focalizzazione, volendo intraprendere troppe strade, ma resta, comunque, una gradevole rappresentazione di un’atipica famiglia che vive in una Napoli, splendidamente fotografata, degli anni Settanta. Con leggerezza e acume vengono affrontati, o semplicemente sfiorati, dal regista temi di un certo spessore, quali, appunto, l’omosessualità, la depressione, la crescita. Tra trovate geniali (le tre donne chiave nella vita del bambino) e una colonna sonora azzeccata (tra cui spiccano Life On Mars? di David Bowie e una rilettura del classico These Boots Are Made For Walkin’ da parte dei Planet Funk), La Kryptonite nella borsa suggella lo stato di grazia di Ivan Cotroneo, scrittore, accorto traduttore dei primi romanzi di Michael Cunningham, sceneggiatore di una divertente e intelligente serie tv come Tutti pazzi per amore e della recente serie web Una Mamma Imperfetta, ma anche di pellicole quali Mine Vaganti di Özpetek e Io sono l’amore di Guadagnino.