Torchwood

7 agosto 2014

Nel 2006 il produttore e sceneggiatore britannico Russel T. Davies, che aveva rilanciato con nuovi volti e nuove storie l’anno precedente la serie di fantascienza storica Doctor Who, decide di dar vita ad uno spin off del celebre telefilm, dai toni volutamente più adulti.

Nasce Torchwood, che prende le distanze dall’omonima associazione impegnata nel paranormale e contro gli extraterrestri fondata in un episodio di Doctor Who dalla regina Vittoria: nella Cardiff di oggi, sotto cui c’è una fessura spazio temporale che porta all’ingresso di creature da altre dimensioni, c’è una divisione di Torchwood, capitanata da Jack Harkness, personaggio già apparso in Doctor Who, viaggiatore anche lui nel tempo e nello spazio reso immortale da Rose Tyler in un futuro remoto, nel LI secolo.

A lui si uniscono la ex poliziotta Gwen Cooper, il dottor Owen Harper, l’esperta di computer Toshiko Sato e il tuttofare Ianto Jones: le prime due stagioni presentano un arco narrativo costante, con episodi autoconclusivi e un filo conduttore, che si chiude con la morte di Toshiko e Owen. La terza stagione è una miniserie di cinque episodi collegati, Children of the earth, ed è per molti il momento migliore di Torchwood, mentre la quarta stagione, coprodotta con gli Stati Uniti e ambientata per lo più oltreoceano, si rivela deludente e confusa e porta alla definitiva cancellazione nel 2011, anche se successivamente si è parlato del progetto di un film, ancora nelle nebbie.

I toni sono decisamente adulti, e tra gli argomenti trattati in maniera esplicita c’è anche l’omosessualità. Toshiko ha una relazione con una donna aliena, ma il personaggio gay è Jack Harkness, che vede nella seconda stagione tornare un suo ex compagno di avventure e di letto, John Hart, interpretato dall’ex Spike di Buffy James Marsters, per poi legarsi a Ianto, che purtroppo muore alla fine della terza stagione.

Nella quarta stagione l’omosessualità di Jack viene citata quando incontra un suo antico amore che non riesce a morire per il cosiddetto miracolo che ha dato un’immortalità forzata e che è legato a questa e forse nel finale c’è una possibilità per lui di un nuovo amore con un compagno che è diventato come lui. Ma questo resta più una speculazione dei fan.

Torchwood è diventata una serie di culto nella comunità GLBT per la naturalezza con cui ha trattato la tematica gay: tra l’altro John Barrowman, attore e ballerino, è omosessuale anche nella vita ed è stato protagonista alla recente innaugurazione dei Commonwealth games di un bacio in diretta ad un atleta. La serie è comunque interessante, se non altro nelle prime tre stagioni, anche se non riesce a trovare fino in fondo un suo passo, tra richiami ad X-Files e al thriller contemporaneo. Chi conosce anche Doctor Who coglierà i rimandi e i riferimenti, ma tutto sommato si può seguire e gustare anche senza conoscere la serie ammiraglia.

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