recensione diDomenica Rizza
Non ci sono solo le arance
L'esordio letterario di Jeanette Winterson, nota autrice dichiaratamente lesbica, avviene nel 1985 con questo romanzo di chiara ispirazione autobiografica. La piccola Jeanette, adottata da una famiglia bigotta, la cui madre decide fin da subito di educarla e crescerla per fare di lei una giovane missionaria di Dio rendendola partecipe della vita della loro piccola comunità religiosa.
I piani della madre vengono sovvertiti quando durante l'adolescenza Jeanette si innamora di una sua coetanea e vive con lei un'appassionata relazione, che però viene scoperta portando sgomento nella comunità, facendo intervenire il Pastore con svariati riti quasi esorcizzanti, finché Jeanette non decide di andarsene da casa e trasferirsi in città per poter vivere senza dover reprimere la sua omosessualità, come invece richiederebbero la madre e il Pastore.
Si tratta quindi di un romanzo di formazione e tematica lesbica. I capitoli prendono il nome dai libri della Bibbia, così come la storia principale viene spesso interrotta per essere raccontata secondo citazioni o riscritture ispirate alla Bibbia, o di ispirazione fantasy, un po' come metafora di ciò che racconta la storia principale. Questo tipo di struttura inizialmente potrebbe appesantire un po' la lettura, date le divagazioni e l'apparente allontanamento dalla storia principale, ma una volta entrati nel meccanismo prevale il piacere di un libro ben scritto, ironico e profondo allo stesso tempo.
Sicuramente un romanzo fondamentale per chi voglia accrescere la sua personale biblioteca a tematica lesbica.