recensione di Marco Valchera
Beautiful
Era il 2002 quando Christina Aguilera affrontava una rivoluzione musicale e d’immagine: da ragazza acqua e sapone dal pop zuccheroso e di grandissimo successo (Genie In A Bottle, What A Girl Wants, etc.) mutò – come ben rappresentato nel videoclip del terzo singolo Fighter – in un’artista più matura, sessualmente sfrontata e non impaurita di mostrare la sua voce, unica nel panorama pop degli anni Duemila. L’album Stripped, uscito nell’ottobre del 2002 e anticipato dallo scandalo di Dirrty, potente brano hip hop, e dei numerosi piercing lungo tutto il suo corpo (parti intime comprese), rappresentò il suo ultimo significativo bestseller: i suoi sforzi successivi – se si esclude il revival soul jazz di Back to Basics – sono stati completamente ignorati dal pubblico e la sua carriera sembra, almeno per il momento, essere giunta a un punto morto di notorietà, fatta eccezione per i featuring, in cui presta la sua voce come fosse un’anonima vocalist.
Il secondo singolo estratto, Beautiful, scritto e prodotto da Linda Perry, è una ballata al pianoforte in cui, oltre ad un’interpretazione impeccabile (le varrà la vittoria di un Grammy), emerge anche una forte nota autobiografica, che si ritroverà successivamente in buona parte del repertorio della Aguilera: l’invito a non curarsi delle opinioni altrui, ma a seguire la propria strada, consci che la vera bellezza è dentro di noi.
Il videoclip del brano, diretto da Jonas Åkerlund, mostra la cantante in una stanza vuota e immagini di uomini e donne che, nel finale, scoprono la propria forza interiore: una ragazza anoressica, una giovane di colore obesa ossessionata dalle copertine delle modelle, un’altra vittima di bullismo, un ragazzino che cerca di farsi i muscoli per modificare il proprio aspetto. Il motivo per cui Beautiful è divenuto un anthem per la comunità LGBT – nel 2011 l’organizzazione britannica dei diritti LGBT Stonewall l’ha nominata come brano più importante per la comunità nella prima decade del XXI secolo – sta nella raffigurazione di un transgender nell’atto di indossare abiti femminili e di una coppia gay che si dà un bacio alla francese su una panchina, indifferente agli sguardi dei passanti.
Il merito della Aguilera è di aver portato un’immagine importante di amore omosessuale ai piani alti delle classifiche di tutto il mondo, coadiuvandola con un messaggio di accettazione di sé e dei propri sentimenti.