recensione di Marco Valchera
Snails in the Rain
Rivelatosi al pubblico con il documentario The Invisible Men, in cui raccontava come fosse complicato essere gay e palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, il regista Yariv Mozer, questa volta, segue con la sua macchina da presa le vicende, tratte da un racconto di Yossi Avni Levy, di Boaz – interpretato da Yoav Reuveni, modello di Armani e, di fatto, mezzo nudo per l’intera pellicola – e della crisi interiore che lo coglie nel momento in cui è costretto a rivivere il suo passato, a causa di anonime lettere d’amore scrittegli da un corteggiatore segreto. Mentre, infatti, il protagonista attende di capire se sia il vincitore di una borsa di studio da parte dell’Università Ebraica di Gerusalemme, la sua vita scorre placida con la fidanzata in un appartamentino della Tel Aviv del 1989, quando nella sua cassetta di posta personale iniziano ad arrivargli messaggi d’amore. Ciò spinge Boaz a ricordare, tra il dolore e il desiderio, le sue infatuazioni omosessuali quando era soldato, il bacio con Nir e le pulsioni sopite, e, nel frattempo, in maniera ridicola, si guarda da ogni uomo che incontra – dal meccanico al vecchio bibliotecario – temendo che si tratti del suo spasimante. Ma l’amore che emerge da quelle lettere lo porta a chiedersi quale sia la sua profonda natura e a scegliere tra la ragazza – che è segretamente al corrente di ciò che sta accadendo e ha già risolto il mistero – e il suo corteggiatore. Il tutto si concluderà con l’accendere e lo spegnere tre volte le luci della sua cucina...
Il titolo, Snails in the Rain, ovvero “Lumache nella pioggia”, evoca l’immagine di chiusura: quando è chiaro allo spettatore quale sia stata la scelta di Boaz. La pellicola, dopo un inizio zoppicante, riesce a conquistare un buon ritmo ed è piacevole, ma nulla di più: si tratta semplicemente di un gioco a tre, dove l’oggetto della contesa è, in realtà, la pedina più debole mentre i due attori alla conquista del bello di turno sono ben più interessanti. Nonostante qualche caduta di tono – il passato in guerra avrebbe dovuto essere sviluppato meglio, così come non si comprende l’utilità del personaggio della madre di Boaz – il film si lascia guardare.
Sarebbero due stelline e mezzo, ma si apprezza lo sforzo.