La bambina che non fu mai una bambina

20 gennaio 2015, "Pride", dicembre 2014

Quando lessi il lavoro di John Money e Patricia Tucker, Essere uomo, essere donna. Uno studio sull'identità di genere (Feltrinelli, Milano 1980) lo giudicai un testo "fondamentale", perché mi chiarì una volta per tutte la differenza tra orientamento sessuale ("quale sesso preferisco?") e identità di genere ("a quale sesso sento di appartenere?"). E dopo trent'anni ricordo ancora un dettaglio di quel libro: il caso, discusso approfonditamente, d'un neonato che aveva perso il pene durante un incidente chirurgico ed era stato allevato con successo come bambina, un fenomeno che dimostrava l'innata e infinita plasticità della sessualità umana.
Quel caso mi rimase scolpito perché implicava che l'orientamento sessuale non è "innato", come mi aveva insegnato l'esperienza quando avevo sperato invano di "cambiarlo", ma è frutto del condizionamento sociale, come affermato dagli psicoanalisti ieri, e dai sostenitori delle "terapie riparative" e della "teoria queer" oggi.
Per molti anni quel caso è rimasto in un cassetto della mia memoria assieme agli altri che potenzialmente smentivano l'idea che "omosessuali si nasce", fino a quando sono inciampato per caso nel volume di John Colapinto, Bruce Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza (San Paolo, Cinisello Balsamo 2014, € 20), una biografia di David Reimer, la "bambina" canadese di cui parlava Money.
Parlo di "inciampare", perché il libro non proviene da un editore gay-friendly ma anzi dall'editore cattolico bastione delle "teorie riparative", quello che pubblica Joseph Nicolosi o Chiara Atzori.
Mi sfugge perciò se si tratti d'una pubblicazione che puntava a ribadire i dogmi cattolici ma non si è accorta di aver realizzato un "epic fail", o se al contrario sia un tentativo di riequilibrare con un po' di buonsenso un catalogo troppo sbilanciato verso i "riparatori".
Questo libro è infatti un durissimo colpo all'ideologia che sta alla base sia delle teorie riparative sia della teoria queer, e un pezzo da novanta a favore dell'innatismo dell'orientamento sessuale ("gay, etero o bi si nasce, non si diventa"). La biografia è infatti la dimostrazione del fatto che la narrazione di Money, "il" caso supremo usato per decenni da chiunque voleva dimostrare che l'orientamento sessuale umano è socialmente determinato, era una pura e semplice menzogna.
Infatti la bambina non accettò mai il suo nuovo sesso, crebbe come un "maschiaccio" sempre più disturbato (perché oggetto d'un bullismo incessante), finché ad otto anni rifiutò cocciutamente d'essere sottoposta a interventi chirurgici per darle un aspetto genitale femminile.
Non basta: raggiunta l'età della pubertà scoprì d'essere sessualmente attratta dalle donne. In altre parole, non solo la sua identità di genere era rimasta impermeabile all'educazione e al condizionamento sociale, ma anche il suo orientamento sessuale se ne era dimostrato indipendente, con tanti saluti ai sostenitori delle "terapie riparative" e della "teoria queer"... e a chiunque altro sostiene che l'orientamento sessuale sia una "scelta". Il caso di David prova invece che è l'orientamento a scegliere noi, e non il contrario.
Il comportamento della bambina divenne infine tanto "maschile" che al termine d'un processo lungo e tormentato le fu concesso di tornare anche socialmente quel che era già biologicamente, un maschio. Subì quindi operazioni plastiche per ricostruire un pene e si sposò con una donna madre di tre figli.
Ebbene, l'aspetto più scandaloso della storia è che il ritorno al genere maschile era già iniziato quando Money scrisse Essere uomo, essere donna, ma egli preferì falsificare la verità piuttosto che ammettere di avere avuto torto. Ciò mostra quale sia il ruolo dell'ideologia nel dibattito che sulla sessualità umana, nel quale i fatti sono sempre sacrificati alla teoria.
Come avviene anche nel caso della teoria sulla presunta "fluidità" della sessualità umana, teorizzata su nessuna base scientifica dalla teoria queer, che qui trova una chiara smentita nel "nudo fatto" d'una bambina di otto anni che tiene testa da sola a un vero e proprio complotto sociale fra establishment medico, famiglia, assistenti sociali, scuola, coetanei, che vogliono "costruirla" come lei "sente" di non essere. Evidentemente no, la sessualità umana non è fluida. Può essere elastica e infinitamente adattabile, ma possiede caratteristiche che hanno – anche – basi rigide e innate. Le quali influiscono inevitabilmente su identità di genere e orientamento sessuale, facendosi beffe di qualsiasi "costruzione sociale" o "terapia riparativa".
Purtroppo il finale di questo libro non è lieto. Come informa un post scriptum, anni dopo la pubblicazione (avvenuta nel 2000) David, che non era mai riuscito a superare i traumi di un'infanzia "sbagliata" e vissuta in solitudine, cadde vittima d'una delle sue crisi depressive durante una crisi coniugale e si suicidò. Dimostrando in questo modo drammatico quanto il rispetto per l'identità di genere sia essenziale per l'equilibrio interiore d'un essere umano, e quanto disastroso sia interferire con essa.
Consiglio questo libro come strumento di grande utilità nel dibattito contro le bufale medievali delle "sentinelle in piedi" e i deliri lisercici della "teoria queer".
Non c'è nulla di ideologicamente sbagliato nell'essere "semplicemente, froci".
A me piace pure...


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