Michelangelo Signorile, nonostante il nome, non è un italiano, ma un italo-americano, e vive a New York: peccato, perché d'un attivista gay così attivo, pugnace e intransigente dalle nostre parti ci sarebbe parecchio bisogno. Oltre alla folta messe di articoli che scrive da diversi lustri su giornali e riviste, e alla conduzione d'una trasmissione molto popolare alla radio, seguita sia negli Stati Uniti sia in Canada, gli si devono anche cinque libri fra cui il famoso Queer in America: di essi questo è il più recente (anzi, è appena uscito) e l'unico che ho letto. Non so se gli altri gli somiglino, ma se così è, la loro mancata traduzione in italiano costituisce l'ennesima dimostrazione del torpore culturale che caratterizza il cosiddetto movimento GLBT di casa nostra; questo saggio infatti, sebbene dedicato in modo esclusivo alla realtà statunitense, cioè a quella che l'autore conosce da vicino, e su cui allega sovente la sua stessa esperienza, è pieno di idee e di osservazioni validissime anche di qua dall'Atlantico. Certo, a un'occhiata superficiale si potrebbe dire che leggere un libro simile in Italia sia del tutto inutile: l'assunto principale del Nostro è infatti che il pericolo maggiore per una comunità gay che ha conquistato il matrimonio, un più diffuso rispetto e insomma una sostanziale eguaglianza giuridica stia proprio nell'adagiarsi sugli allori, soggiacendo ad una victory narrative per effetto della quale, in realtà, molte situazioni di violenza, disagio, disprezzo e minorità siano guardate in maniera consolatoria come puri residui trascurabili d'un passato sconfitto che sta battendo in ritirata. Fantascienza, dunque, per un'Italia dove si sta recitando tuttora l'ennesima cattiva farsa sulle "unioni civili": altro che victory narrative, qui non s'è nemmeno cominciata la prima scaramuccia. Se non che, a ben vedere, il discorso di Signorile calza proprio a pennello alla realtà italiana. Da un lato, in effetti, non dubito che appena passerà qualche leggina timidissima su qualche annacquata forma di "unioni civili", tutti saranno lì a festeggiare, e il matrimonio gay sarà archiviato fra le bizzarrie e i sogni inutili; dall'altro lato, Signorile dimostra, partendo proprio da come si siano ottenuti i matrimonî gay negli stati americani che li hanno introdotti, e da come sia stato finalmente tolto di mezzo il vergognoso don't ask, don't tell di clintoniana memoria nell'esercito U.S.A., che in realtà se si vuole ottenere un giusto diritto non si deve mendicare un diritto dimidiato, ma è necessario impegnarsi per ottenerlo tutto intero, senza concessioni e senza vergogna: gli omofobi, quando vogliono negarci quello che ci spetta, non si fanno tanti scrupoli a dirci in faccia il loro "no" senza se e senza ma. Il fatto stesso di mendicare e mediare significa infatti accettare come giustificabile anche la logica degli omofobi. E invece gli omofobi hanno torto, e basta. Ora, il lettore italiano si aspetterà che Signorile sia un urlatore rabbioso, che insulta l'avversario e gli nega dignità. Per nulla. Il suo tono è sempre appassionato, ma misurato, a volte gradevolmente ironico; un galantuomo sicuro delle sue idee e dei suoi diritti non ha bisogno di vilipendere l'avversario per difenderli: e difatti Michelengelo Signorile, politicamente liberal, va alle convention dei Repubblicani, partecipa ai loro dibattiti, parla con tutti quelli che vogliono parlare con lui, e li invita a riferire il loro punto di vista durante le sua trasmissione alla radio; sa dare atto alla minoranza laica e libertaria dei Repubblicani di tutte le iniziative positive che adotta verso l'esterno e all'interno del partito stesso a favore delle persone GLBT, e sa criticare come meritano quei democratici che predicano bene e razzolano male, quei raggruppamenti gay che adottano politiche dello struzzo per quieto vivere o per calcolo, e perfino, se occorre, lo stesso presidente Obama. Inoltre dà una lezione sempre utile ai gay nostrani che perdono tempo e fiato a insultare il Vaticano: la religione, come tutte le lobbies, ha forza in politica finché trova una sponda politica, come infatti succede negli Stati Uniti con molti predicatori affratellati ai Repubblicani; se i Repubblicani smettessero di appoggiare la destra religiosa, espressione solitamente di sette oltranziste, essa verrebbe a contare nell'agone politico come il due di briscola. Fare il parallelo in Italia è facile...