recensione diElena Romanello
L’ultima volta che ho avuto sedici anni
Il bullismo, piaga sociale che esiste da decenni, ma di cui solo di recente finalmente si parla, è al centro de L’ultima volta che ho avuto sedici anni di Marino Buzzi, scrittore, libraio e attivista gay, non alla sua prima prova letteraria, ma capace di entrare in maniera magistrale nel mondo degli adolescenti.
Una storia ambientata oggi (l’autore è del 1976, ma non vuol dire niente), tra ragazzi che stanno sui social network e hanno lo smart phone, ma alla fine eterna, in una cittadina di provincia e intorno alla locale scuola superiore, dove chi è diverso ha una vita impossibile, soprattutto quando non riesce e non può adeguarsi alle regole del branco.
Come Giovanni, il protagonista assente (è scomparso dopo mesi di aggressioni e solo alla fine si saprà che fine ha fatto), ragazzino obeso, attratto e respinto da chi è diverso da lui, vittima delle angherie dei bulli, come Manuel detto Bambi, chiaramente omosessuale, all’interno di un microcosmo spietato, attuale ma in cui non pochi lettori e lettrici non più adolescenti ricorderanno e riconosceranno non poche esperienze personali, anche di decenni fa, perché sono cambiati solo gli strumenti tecnologici ma poco del resto.
Il bullismo, che nasce dalla mancanza di rispetto per l’altro, cosa che non viene insegnata né in casa né a scuola, e dalla paura per il diverso, è declinato in tutte le sue forme (manca solo quello razzista), una più odiosa dell’altra, che sia per un aspetto fisico che non corrisponde ai canoni, un orientamento sessuale non consono a regole non dette ma onnipotenti omofobe e eterosessiste, un’appartenenza ad una classe sociale non benestante, l’amare lo studio anziché il divertimento e lo sballo.
Marino Buzzi sceglie un linguaggio giovanile, crudo e diretto per il suo libro, una storia agile di nemmeno duecento pagine, che rimane dentro, per i suoi toni disincantati e realistici, di denuncia senza retorica e moralismo e senza falsi buonismi, raccontando un qualcosa che non può essere liquidato come ragazzate.
Un libro da leggere e su cui meditare, qualsiasi età e orientamento sessuale si abbia, da distribuire nelle scuole per parlare di un problema su cui non si può tacere e che qui torna nella sua tragicità e crudezza.