recensione diElena Romanello
Star Trek Beyond
Stavolta Kirk e Spock sono ad un passo da lasciare tutto per nuovi incarichi e responsabilità, ma decidono di correre in aiuto di una nave spaziale prigioniera di una tempesta planetaria, salvo poi trovarsi in una trappola ordita da un alieno che ha oscuri disegni in testa di vendetta contro la Federazione dei pianeti, che vede contraria alla sua mentalità guerrafondaia che viene da lontano.
Una storia avventurosa e avvincente, con una strizzata d’occhio alla contemporaneità nel contrapporre una visione utopica del mondo a chi vorrebbe sempre e comunque combattere e distruggere, e con un omaggio commosso a Leonard Nimoy, morto durante la lavorazione del film e a Anton Yelchin, vittima di un tragico incidente a 26 anni durante la postproduzione che non vedrà rimpiazzato il suo personaggio Chekov.
In un’ottica di apertura sempre più grande della fantascienza e del fantastico alle figure femminili di guerriere e simili, il film presenta come new entry il personaggio della combattente Jaylah, ragazza ribelle che aiuta l’Enterprise ad uscire dai guai, interpretata sotto un trucco irriconoscibile dalla modella e attrice di origini algerine Sofia Boutella.
Quello che ha fatto molto discutere il fandom è stato il dare al personaggio di Sulu una famiglia omosessuale: una cosa molto marginale, si vedono di sfuggita il suo compagno e la loro bimba, anche se la loro sorte ad un certo punto diventa cruciale, ma c’è stato chi si è lamentato perché l’ha visto come sbagliato. Gli sceneggiatori hanno voluto in questo modo omaggiare George Takei, l’interprete di Sulu nella serie classica, omosessuale e attivista per i diritti gay nella vita, nonché in prima fila nella lotta contro il razzismo che subì da bambino perché in quanto nippoamericano fu internato con la sua famiglia dopo l’attacco di Pearl Harbor.
Del resto, Star Trek è sempre stata una serie all’avanguardia, che ha mostrato come buoni i russi in piena Guerra fredda, ha fatto vedere il primo bacio interrazziale in un’America dove c’era ancora la segregazione, ha parlato di emancipazione della donna, di razzismo, di libertà, di religioni, integralismo, transgenderismo e omosessualità. In questo hanno avuto un grande ruolo i club di appassionati, soprattutto di genere femminile, che dagli anni Sessanta in poi diedero vita alle famose fanfiction, storie scritte dai fan su personaggi noti, incentrate spesso su coppie omosessuali la più famosa delle quali era quella formata da Kirk e Spock.
Le fanfiction hanno poi continuato ad essere scritte, anche su altre serie tv, ma grazie a Star Trek nacque un genere e forse anche qualche apertura mentale nuova.
In parallelo al film, verrà realizzata presto anche una nuova serie tv ambientata nell’universo della Federazione, dal titolo Star Trek Discovery, dove uno dei protagonisti sarà dichiaratamente omosessuale. Si rassegnino gli omofobi, il fantastico è e resta uno dei generi migliori in cui parlare di futuri anche auspicabili e di tematiche sociali.