Lo scarabocchio

28 giugno 2017

Una ragazza decide di fare una tesi di laurea in sociologia parlando dell’omosessualità e del transgenderismo in Sicilia negli anni Settanta, in particolare nel paese di Olmo e si imbatte in una storia della sua zona di quegli anni.

L’ultimo figlio di Filippo Aletta, ex dongiovanni con una visione machista e conservatrice della vita, è Gianni detto Genny, sensibile, poco attento alle regole della mascolinità, donna prigioniera nel corpo di un uomo. Malgrado l’avversione della sua famiglia, salvo una sorella, Genny cercherà di seguire la sua strada, in un mondo ancora meno pronto di oggi ad accettare la diversità dagli schemi del patriarcato e dell’eterosessismo. Il ragazzo scapperà via dal padre violento e prevaricatore a Roma, sperando di trovare una sua dimensione in una società non pronta per quelli che sono percepiti come scherzi della natura.

Un libro interessante, tra passato e presente, che racconta innanzitutto i passi in avanti che sono stati fatti rispetto a quarant’anni fa nella società civile italiana: una volta l’omofobia e la transfobia non erano argomento di volgarità da talk show, ma erano radicate nella famiglia e nelle istituzioni, partendo da una negazione dell’esistenza di certe cose, se si era gay o transgender non si esisteva, soprattutto in un mondo come quello descritto dal libro, in cui si era legati a ruoli ultra tradizionali sul posto che dovevano avere gli uomini e le donne.

Una descrizione di un’epoca non così lontana ma nemmeno per fortuna così vicina, vista con il filtro di una persona giovane di oggi, che ha conosciuto altre realtà ma che non vuole dimenticare il passato e vuole raccontarlo con il filtro dello studio e dell’approfondimento, senza dimenticare la complessità della realtà e quanto è sbagliato incasellare le persone in schemi preordinati e reazionari.

La storia raccontata è inventata e romanzata, ma quanti Genny ci sono stati in Italia nei decenni scorsi, vittime di pregiudizi e di visioni reazionarie della realtà? E ancora oggi, in certi ambienti influenzati da personalità discutibili che hanno spazio sui media e sui social network essere come Genny o comunque con un’identità di genere e orientamento sessuale diversi dall’eterosessismo obbligatorio è ancora molto problematico.

Lo scarabocchio è quindi un libro su cui meditare e riflettere, e il realismo della vicenda, che rinuncia al lieto fine a tutti i costi, che non sarebbe stato credibile, lo rende ancora più efficace.

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