La bambolona

8 agosto 2017

Prima di vestire audacemente gli ingombranti panni dell'eroina eponima di Splendori e miserie di Madame Royale, l'immenso Ugo Tognazzi aveva già interpretato svariati personaggi compromettenti. Possiamo citare il marito de La donna scimmia e il professore urofilo di Controsesso, per la regia dello spericolato Marco Ferreri, ma anche il poligamo de L'immorale di Pietro Germi. Nel 1968 Tognazzi ha aggiunto un'altra figura discutibile al suo album della depravazione: Giulio Broggini, un ricco e viziato avvocato ossessionato da una minorenne letargica e sovrappeso in La bambolona di Franco Giraldi.

La bambolona è una trasposizione intelligente e abbastanza fedele dell'ottimo romanzo di Alba De Céspedes, che riusciva a mantenersi avvincente e compatto nonostante le abbondanti digressioni sociologiche sulla condizione della donna e sul mercantilismo su cui si fondano i rapporti tra i personaggi. Nel film di Giraldi tutto questo è meno presente, mentre trovano più spazio i “piedini” e i palpeggiamenti a cui il “maniaco sensuale” Tognazzi sottopone Ivana, la sbuffante Bambolona del titolo, interpretata in modo perfetto dall'esordiente Isabella Rei (una scelta di casting ammirevole tanto quanto quella dei suoi genitori, Corrado Sonni e Lilla Brignone).

Ad ogni modo la componente erotica non distrae dalla morale del romanzo, che si può leggere comunque con chiarezza: Broggini si crede un antico feudatario, ed essendo per la prima volta impossibilitato ad avere subito ciò che desidera, compra letteralmente la famiglia della ragazza che vuole avere a tutti i costi. L'atteggiamento “feudale” di Broggini emerge anche da certe inquadrature in cui si fa vestire, svestire e massaggiare dal suo fido domestico “invertito”, Marietti Diodato, a cui il caratterista Roy Bosier presta il suo geometrico riporto e la sua aria mesta.

Diodato è la copia spiccicata di un altro domestico omosessuale interpretato dall'americano Eugene Walter nel barboso Scusi, lei è favorevole o contrario? di Alberto Sordi: tanto per cominciare entrambi sono doppiati da Oreste Lionello, che nel caso di Diodato adotta uno strascicato accento simil-teutonico, scelta abbastanza inspiegabile a meno che non si tratti di un goffo tentativo di “esoticizzare” l'omosessuale per ragioni campanilistiche... eppure nel romanzo si apprende che Diodato è nato a Nepi (VT)!

In secondo luogo, sia Igor (il personaggio di Eugene Walter) che Diodato hanno delle premure materne nei confronti del loro padrone e favoriscono i suoi appuntamenti galanti (Broggini ha addirittura una visione in cui Diodato gli appare nei panni dell'“eunuco” del suo harem). Terzo punto: Igor e Diodato sono descritti in base al topos che vede l'omosessuale condannato a una vita sentimentale inappagante e tendenzialmente promiscua. Entrambi cercano la compagnia di ragazzi eterosessuali prezzolati (o comunque sempre a caccia di regalie) che spacciano per i propri nipoti – nel vano tentativo di salvare la faccia davanti ai datori di lavoro – e da cui puntualmente ricavano cocenti dispiaceri: «I ragazzi sono cattivi con noi, approfittano del nostro stato, della nostra solitudine...» dice con le lacrime agli occhi Diodato, sedotto e bidonato da un cinico ragazzo di vita che gli frega la Vespa appena acquistata.

Un quarto punto di contatto tra Igor e Diodato sta nel modo in cui gli sceneggiatori di ambo i film li utilizzano: i due domestici sono gli alter-ego “capovolti” dei loro padroni. Igor riflette l'incostanza affettiva del personaggio di Alberto Sordi (entrambi per sentirsi completi hanno bisogno di conquistare quanti più uomini/donne possibile). Diodato invece incarna un ammonimento che l'avvocato Broggini non riesce a cogliere: quest'ultimo riceve la visita di un brigadiere che lo informa (in maniera piuttosto irrituale) che il suo domestico si sta rovinando con la frequentazione del suddetto ragazzo di vita. Il brigadiere profetizza che – una volta sul lastrico – Diodato arriverà a commettere delle scorrettezze nei suoi confronti: «Quando non si obbedisce che al sesso, si può arrivare a qualunque bassezza». Il brigadiere parla di Diodato, ma in realtà anche e soprattutto di Broggini; infatti i suoi disperati maneggi per possedere la Bambolona gli costeranno cari, in un finale, a suo modo, da brividi...

Al netto dei cliché melodrammatici sugli infelici omosessuali (a Diodato vengono associati dei motivi di violino piuttosto melensi, nella significativa colonna sonora di Luis Enriquez Bacalov), resta significativo il rapporto tra l'avvocato e il domestico. Broggini prova repulsione per le attività di Diodato (lo dice la De Céspedes), però la comprensione nei suoi confronti va oltre il suo iniziale paternalismo: i due, infatti, sono sulla stessa barca.

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