recensione diElena Romanello
Un assist per morire
Il thriller si dimostra uno dei generi più prolifici e versatili, con nuove voci e titoli che vengono fuori in continuazione, con grande spazio ormai anche per gli autori italiani, di più generazioni e capaci di raccontare l’attualità italiana e le sue contraddizioni.
Un assist per morire di Andrea Monticone racconta una storia tutta scoprire ambientata a Torino nel mondo del calcio dilettantistico, spesso idealizzato ma in realtà con non pochi lati oscuri. Tutto parte dalla morte, un apparente suicidio, di un ragazzo di soli 17 anni, promessa del pallone: Mark Andreani, questo il suo nome, era cresciuto nella scuderia delle giovani promesse della Juve ma poi era passato alla Sanpa, piccola realtà subalpina che mira al professionismo con forti investimenti dietro.
Come nella migliore tradizione dei thriller, chiaramente tutto non è così come sembra, e quello che sembrava il gesto tragico di un ragazzo troppo fragile che non reggeva lo stress (cosa che capita…) si rivela presto essere un crimine: del resto Massimo Brandi, agente della Squadra mobile, capisce subito che ci sono parecchie cose che non tornano in un mondo come quello del calcio dilettantistico, che illude tanti giovani e dove girano interessi non sempre cristallini, e dove dire di no può diventare una condanna a morte.
Massimo Brandi è omosessuale, e vive con non pochi problemi questa sua condizione: oltre ai grattacapi sul lavoro, e questo caso gli dà non pochi problemi pescando nel torbido e scoprendo inferni che non immaginava, con l’aiuto dell’allenatore Pat Fornero, idealista e anche lui desideroso di scoprire la verità, deve fare anche i conti con una situazione personale ancora non vista benissimo nelle forze dell’ordine, soprattutto quando uno decide di uscire allo scoperto e rivelare la sua omosessualità.
Da diversi anni nei thriller anglosassoni ci sono personaggi omosessuali, basti pensare ai romanzi di autrici come Patricia Cornwell e Sandra Scoppettone e non solo: ovviamente in Italia i ritmi sono stati un po’ più lenti per recepire i mutamenti culturali, ma ben vengano personaggi come Brandi, umani e non supereroi che risolvono il caso in cinque minuti, mettendo insieme vita pubblica e vita privata, e ricordando che l’omosessualità esiste ed è una delle possibile facce della normalità.
Un assist per morire è un libro interessante perché svela, grazie anche all’esperienza dell’autore Andrea Monticone come cronista di nera, i lati oscuri del nostro mondo, e perché inserisce come parte integrante della storia e non come macchietta un personaggio omosessuale.
C’è da sperare di ritrovare Massimo Brandi prima o poi in qualche nuova avventura, perché è un personaggio che non si dimentica e che si inserisce bene in una galleria di eroi che cercano giustizia e verità di fronte a crimini e ingiustizie.