Il club basco

2 dicembre 2018

Questo nuovo libro della Syncro/Europa, erede della casa editrice Playground, è uno di quei romanzi freschi, gradevoli e inoffensivi che si leggono con piacere e mettono di buon umore. Certo, non si tratta d’un libro irreprensibile: soffre di svariati cali di ritmo, e a dir il vero l’idea stessa del “club” creato dai tre bellissimi ragazzi gay di Bilbao per aiutare i loro colleghi meno fortunati fisicamente rimane poco più d’un pretesto per introdurre una complicazione sentimentale e psicologica che l’autore avrebbe potuto giustificare in molti altri modi; ma dopotutto il romanzo è il suo, e ne poteva fare quel che voleva: soltanto rimane l’impressione che una volta trovata l’idea non l’abbia saputa dominare o sfruttare del tutto. In compenso, ci sono anche giuochi a incastro e scene da commedia degli equivoci gustosissime, tradimenti, complicazioni amorose, bizzarrie dall’odore almodovariano (come la tizia che abbandona marito e prole non per fuggire con l’amante, ma per entrare in un convento di clausura), parecchio sesso sanamente mediterraneo, e soprattutto tanti begli uomini gay, anche in coppie con prole, che per certi aspetti finiscono simpaticamente per rassomigliare ai loro omologhi etero. Il romanzo è così piacevole che si legge in poche ore. Rimane, come in altri titoli della collana in cui è stampato (e di quella che l’aveva preceduta), il mistero sull’autore e su come precisamente siano scritte queste opere, che sono stese direttamente in italiano, e non sono perciò traduzioni dall’idioma dell’evanescente scrittore straniero il cui nome campeggia in copertina
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