Delitto sotto il sole

2 gennaio 2019

Delitto sotto il sole è il secondo film in cui Peter Ustinov veste i panni del detective belga Hercule Poirot, amplificando di parecchio i suoi tratti di gradasso goffo e vanesio, incapace di piacere e quindi tanto più pervicacemente narciso. Il film, diretto con destrezza da Guy Hamilton, è un intrattenimento ben congegnato e piacevole (anche se, a dispetto del titolo, al massimo tiepido), con un reparto costumi notevole e con un'elegante coreografia delittuosa che coinvolge tutta la piccola superficie di un'isoletta sperduta nell'Adriatico sulla quale si incontrano una decina di bisbetici personaggi del jet-set.

Costoro sono perlopiù innegabilmente stereotipati, poco più che di routine, per quanto ben serviti dalle salaci battute dello sceneggiatore Anthony Shaffer: l'albergatrice smaliziata, il bellimbusto piacione, la diva arrogante, il marito “becco” che nega l'evidenza, l'adolescente un po' racchia che odia la spregiudicata moglie-trofeo del padre, il tipo facoltoso e senza-alibi che si gloria di non averlo (l'alibi, ovviamente: «tra i ricchi non usa», commentava Marcello Mastroianni ne La donna della domenica di Luigi Comencini) e via dicendo.

Il più stereotipato è forse il fastidioso cronista mondano Rex Brewster, personaggio che, nel libro di Agatha Christie da cui il film è tratto, era una donna, ma che Shaffer ha deciso – per aggiungere una nota pittoresca – di trasformare in un sissy dalla lingua biforcuta, che prova più gusto a spargere veleno sui VIP che a contemplare le consistenti forme dell'invitante gigolò giunto sull'isola per intrattenere la diva del musical (Diana Rigg) che poi verrà strozzata... del resto i sissy classici (hollywoodiani e non), di cui Brewster riprende la tradizione, sono in effetti omosessuali relativamente “poco sessuali”.

A interpretare Brewster, sfoggiando un ampio repertorio di vestaglie atroci, è chiamato Roddy McDowall (gay velato nella sua vita personale) che di inquadratura in inquadratura si fa trovare puntualmente in pose plastiche e artefatte (cinquanta sfumature di polso rotto) che giustificano l'impressione che l'adolescente un po' racchia di cui sopra ha di lui fin dal primo istante, cioè che sia un “tipo strano”.

Anche se non è l'assassino, gli autori si deliziano di far sembrare Brewster moralmente un po' peggiore di tutti gli altri, come dimostra la lettura dell'irriguardoso e pruriginoso “coccodrillo” che egli (che verosimilmente vive il sesso per procura) sta stilando per celebrare la morte della diva mentre il suo cadavere è ancora caldo.

Anche se lascia un po' di perplessità per il sottoutilizzo di alcuni grossi nomi come James Mason e Sylvia Miles, Delitto sotto il sole è un giallo molto ameno, specie per chi non si irrita di fronte al manierismo di quei crimini progettati con precisione sartoriale col solo scopo di preparare il terreno alla fluviale spiegazione finale – di venti minuti e passa – enunciata dal detective gigione di turno.

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