Ecco noi per esempio...

28 gennaio 2019

Campione d'incassi della stagione 1977-78, Ecco noi per esempio è una commedia amara incentrata sui sogni ripetutamente infranti (in parte per l'accanimento della sfortuna, ma anche – va detto – per inettitudine) di due amici: l'eterno “ragazzo di campagna” Renato Pozzetto, stavolta con velleità poetiche, e Adriano Celentano, un fotoreporter spiantato e gaudente, appena un po' meno autocompiaciuto degli insopportabili personaggi che il Molleggiato interpreterà negli anni successivi nei suoi greatest hits cinematografici diretti da Castellano e Pipolo, come Innamorato pazzo e Segni particolari: bellissimo.

I due personaggi brancolano nell'aria irrespirabile della Milano violenta degli anni di Piombo, in balia della furia delle femministe e degli autoriduttori, soggetti alle piaghe della droga e dei sequestratori di industriali. Dividendosi tra i luoghi comuni pozzettiani (la sempiterna Piazza San Babila, da cui Renato deve transitare almeno una volta per film) e gli scenari sordidi dei poliziotteschi, i caratteri dei due protagonisti – benché messi a dura prova dai drammi sociali e privati – restano grossomodo quelli di sempre: Pozzetto è l'ingenuo ambizioso e Celentano lo sbruffone ebbro di vita.

«Non è più il tempo di giocare» dice a quest'ultimo la legittima consorte, interpretata dalla celestiale e sprecatissima Capucine. «È per questo che tu invecchi e io no» replica il cafone, il quale non smetterà di giocare fino alla fine, attirando su di sé persino una pallottola... ma il lutto non si addice a Sergio Corbucci, e il lungo flirt del film col dramma non arriva alle estreme conseguenze.

Ad ogni modo, l'alchimia tra Celentano e Pozzetto funziona sicuramente meglio dell'abbinamento delle disavventure comiche dei due col clima teso in cui sono calati. I momenti più vitali sono quelli in cui Pozzetto si ingegna per far pubblicare la propria antologia poetica, passando dalle braccia della sboccatissima socialite Beatrix (la duttile Giuliana Calandra) a quelle del canuto poeta laureato Melano Melani (Georges Wilson)

La prima è un temibile incrocio tra Laura Betti e la libidinosa pseudo-Bellonci interpretata da Vittorio Gassman en travesti ne I mostri: dopo essersi assicurata che Pozzetto non sia “frocio”, esige di essere posseduta in cambio della provvidenziale “buona parola” che lei potrebbe mettere con il poeta Melani, affinché questi scriva una prefazione all'antologia di Pozzetto; quest'ultimo però si insospettisce, temendo che la virago voglia il suo sesso senza dargli niente in cambio, e tra i due scoppia una rissa, durante la quale Beatrix accompagna ogni ceffone con un climax di improperi («impotente! omosessuale! castrato!»); poco dopo, Beatrix verrà uccisa da un ambiguo giovanotto che frequenta il suo salotto e dell'omicidio verrà sulle prime incolpato Pozzetto.

L'interazione con Melano Melani è più incruenta, ma – laddove con Beatrix il rischio di rimanere buggerato era metaforico – col canuto poeta è del tutto concreto. Dopo essersi fatto assistere in un pediluvio col latte (forse d'asina) – memore della scena di Spartacus in cui Laurence Olivier/Crasso dialoga, da dentro la vasca, con Tony Curtis/Antonino – Melani scopre gradualmente le proprie carte.

Dapprima trascina Pozzetto in una danza sulle note di un motivetto anni Trenta e loda la libertà di costumi dei giovani: dando per scontato che Pozzetto sia omosessuale, afferma: «Beati voi! Oggi vi è tutto permesso: potete fare anche un partito di certe virtù»; racconta poi enfaticamente di essere stato mandato al confino per quattordici “indimenticabili” mesi nelle miniere di Carbonia sotto il regime fascista. Quando Pozzetto gli svela di non avere mai avuto esperienze omosessuali, il poeta si fa più insistente: prima gli chiede un bacio, poi se lo prende, aggredendo il “nostro” eroe come una piovra.

Quando quest'ultimo – dopo cinque interminabili secondi di annaspamenti – si divincola, ha luogo questo aulico dialogo: «Veramente io ero venuto per la prefazione» dice Pozzetto, dopo essersi pulito la bocca. «Ah, la prefazione; te la farò la prefazione... ma dopo» afferma suadente Melano. «Dopo che cosa?» chiede Pozzetto boccheggiando. «Dopo il culo: è la prassi!» risponde Melano con la secchezza di un burocrate annoiato.

Questi poeti varesotti! Bisogna proprio insegnargli tutto.


P.S.: Dopo aver chiesto di poter riflettere a proposito di tale scambio, Pozzetto non si fa più vivo, preferendo non intaccare la “fortuna” su cui è seduto. Posto di fronte a una scelta del genere, nel ben più divertente Sono fotogenico (1980) di Dino Risi, sarà invece più disposto al compromesso...

La riproduzione di questo testo è vietata senza la previa approvazione dell'autore.

Potrebbe interessarti anche…

autoretitologenereanno
Gino D'Antonio, Goran ParlovOcchi del gatto, Glipoliziesco/criminale1995
Luca de Santis, Sara Colaone, Giovanni Dall'OrtoIn Italia sono tutti maschistorico2008
Stefano Vietti, Dante BastianoniOceano verdefantascienza1998
autoretitologenereanno
Harry CocksNameless offencessaggio2010
Edwin FeyEstate a Sodomaromanzo1966
John GielgudGielgud's Lettersepistolario2004
Christian GuryHonneur musical d'un capitaine homosexuel en 1880, L'saggio1999
Christian GuryHonneur professionel d'un bourreau homosexuel en 1847, L'saggio1999
Lars Görling491romanzo1972
Christopher IsherwoodSignor Norris se ne va, Ilromanzo1979
Ezio Menzione, Stefano RodotàManuale dei diritti degli omosessualisaggio1996
Rictor NortonMother Clap's molly housesaggio1992
Edward Prime StevendonDu similsexualisme dans les arméesdocumenti2003

Le recensioni più lettedi questi giorni

  1. 3

    Ludwig II (libro , 1987)

    di

  2. 7

    Te amo (videoclip , 2010)

    di

  3. 8

    Prima di noi (libro , 2020)

    di

  4. 9

    Sebastian (film , 2024)

    di