In & out

18 febbraio 2008

"In & Out" non è solo una commedia molto riuscita (divertente, pungente e qua e là anche spietata): è anche un raro esempio di come si possa parlare di omosessualità con il sorriso sulle labbra senza cadere nel patetico o fare film retorico-politici.

E' soprattutto uno di quei rari film in cui si ride "con" gli omosessuali e non "degli" omosessuali. In realtà il bersaglio di tutta la commedia non è l'omosessualità ma piuttosto il mito della virilità "a tutti i costi" e della "perfetta famiglia americana". Il film è stato una sorpresa negli Stati Uniti, girato con un budget ridotto e distribuito in autunno, un periodo considerato "morto", ha realizzato buonissimi incassi, circa sessanta milioni di dollari, e si è anche aggiudicato due nomination ai Golden Globe (per Kevin Klein e Joan Cusack, rispettivamente miglior attore e miglior attrice non protagonista).
L'intero film si basa più che su una sceneggiatura vera e propria su una serie di battute e scenette molto ben scritte, ma a volte non troppo collegate, elemento che caratterizza tutti i film e i lavori teatrali dello sceneggiatore Paul Rudnik, e che tanto ricordano le prime opere di Woody Allen o di Neil Simon.

Anche la regia non è certo da Oscar; Frank Oz, regista di origine televisiva (ha iniziato la sua carriera lavorando nel "Muppet Show" dando la voce a Miss Piggy) ha diretto il film in maniera molto professionale, ma forse un po' piatta lasciando che sia la bravura espressiva degli attori a colpire lo spettatore.

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