recensione diDaniele Cenci
Un vestito di luce
La mia vita in rosa in una squinternata famiglia di immigrati spagnoli a Parigi. Mamma Rose-Alba è una portinaia spendacciona; papà Pedro, un muratore senz'arte né parte; il piccolo Miguel si traveste da sciantosa e fa razzia delle Barbie delle sue migliori amiche, col desiderio segreto di evadere un giorno dalla topaia di casa per diventare una Regina.
Il sogno sembra realizzarsi a quindici anni quando il ragazzo 'in transito' incontra il favoloso angelo negro del varietà in drag "Paradiso perduto".
Tra delusioni e speranze, Miguel si attacca al ballerino etoile, finché la mamma, con modi puttaneschi, non tenta di sottrarglielo, provocando una reazione fatale.
La teatralità agrodolce della scrittrice canadese (1916-2000) è accentuata dall'alternarsi delle voci dei quattro protagonisti, che illuminano la storia coi loro sguardi smarriti, disincantati e feriti.