Genesi della specie. La fantascienza e i neanderthaliani bisex

19 luglio 2008

Romanzo di fantascienza.

L'autore immagina che per un accidente in un esperimento venga sbalzato nel nostro universo uno scienziato proveniente da un universo parallelo, nel quale a prevalere sono stati gli Uomini di Neanderthal, e in cui l'Uomo di Cro-Magnon (il tipo di Homo sapiens da cui discendiamo tutti noi) s'è estinto.

Il romanzo è decisamente carino, anche se è a tratti è scritto tutto col cervello e troppo poco con l'anima.

L'autore non rinuncia infatti a darci i dati più aggiornati sulle scoperte relative agli uomini di Neanderthal, e affida senza veli all'isolato esemplare di Homo sapiens Neanderthalensis giunto nel nostro mondo il ruolo tipico del "noble sauvage" nei romanzi illuministici del Settecento, facendolo meravigliare della nostra stoltezza e illogicità come società e come razza.
Per quanto non perfetta, infatti, la società dell'universo parallelo è decisamente più "utopistica" di quella del nostro universo.

Se l'apologo morale è privo di veli (e in quanto tale narrativamente poco interessante), assai più gustosa è la cura che l'autore ha nel costruire una società "altra" nell'universo parallelo, immaginando nei minimi e bizzarri dettagli una struttura sociale assai più razionale e soprattutto di assai maggiore successo nel sopprimere la violenza.

La sessualità dei neanderthaliani (e qui siamo più nella parte "fanta-" che in quella "-scienza" del termine "fantascienza") è modellata dal fatto che le donne hanno tutte quante l'ovulazione contemporaneamente e "vanno in estro", per cui uomini e donne preferiscono vivere separati, salvo il periodo (una volta al mese) in cui ogni attività si ferma in modo da poter procedere all'accoppiamento. Per tutto il resto del tempo, è con una persona del loro stesso sesso che tanto i maschi quanto le femmine convivono, hanno relazioni affettive e relazioni sessuali...

Buona parte della vicenda ruota così attorno alla figura del partner sessuale e di lavoro dello scienziato sbalzato nel nostro universo, e al conflitto (è accusato di avere ucciso il compagno) tra il suo legame e quello della famiglia "biologica" dello scomparso (che ha due figlie).

Alla fine, dei neanderthaliani storici il romanzo ci dice ben poco. L'epigrafe di Richard Wrangham chiarisce che questo è semmai un romanzo su "come avrebbe potuto essere" la nostra società, e non è stata.

L'omosessualità nel romanzo ha un ruolo pervasivo (praticamente in ogni pagina) in tutta la parte della vicenda ambientata nell'universo parallelo, ma non è mai in primo piano, né le abitudini erotico-affettive dell'ospite hanno il minimo effetto sulla nostra società. Anche se ammetto che è particolarmente divertente il momento in cui l'ospite svela la struttura famigliare neanderthaliana per sentirsi esclamare addosso "Sei gay! Troppo forte!" (p. 239).

Insomma, paradossalmente in questo romanzo l'omosessualità è al tempo stesso onnipresente, ma sempre in secondo piano.

Questo non implica un imbarazzo da parte dell'autore, che si sforza di essere sempre molto "politically correct", quanto il tentativo di vedere la società aliena attraverso gli occhi dei suoi componenti, per i quali i comportamenti alieni (ivi inclusa la perfetta bisessualità di tutti i suoi componenti) sono perfettamente normali e logici, e non meritevoli di particolare attenzione.

Non è un romanzo fondamentale per la tematica gay (anche perché si dovrebbe parlare semmai di bisessualità), ma al tempo stesso segnala quale grado di integrazione abbia orai raggiunto il tema lgbt in un genere letterario che solo tre decenni fa lo considerava del tutto tabù.

Non nella mia top ten dei migliori romanzi di fantascienza con tematiche gay, ma comunque una lettura che penso valga la pena di fare, se si ama il genere fantascientifico.

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