recensione diGiovanni Dall'Orto
Penna papers [1984]. Quando il critico ha la coda di paglia
Raccolta di saggi filologici e critici su Sandro Penna, per molti versi indispensabili e per alcune interpretazioni preziosi, accanto al testo di più 65 "poesie ritrovate".
Mi si permetta però d'indignarmi sia per l'immagine stereotipata che qui viene data di Penna (che è presentato secondo lo stantìo cliché del "genio e sregolatezza"), sia per la pura e semplice omofobia con cui è presentata la sua omosessualità, definita
"fetore, incurabilità della ferita che rende così diverso (...) urlante di dolore, l'eroe che è simile a tutti gli altri" (p. 82).
Fra tutti i critici di Penna Garboli, che aveva la coda di paglia, è sempre stato quello che più di chiunque altro ha cercato di svilire l'importanza del discorso omosessuale nell'opera penniana, ostentando un'odiosa presa di distanza tanto meno necessaria quanto più il privato che intendeva nascondere con essa era comunque noto a tutti.
A parte questo, però, raccomanderebbe da solo l'acquisto dell'opera lo "scartafaccio" di 65 poesie pubblicato qui postumo da Gàrboli, che presenta un Penna a tratti insolito: birichino, e più attento agli aspetti "carnali" della sessualità, eppure sempre castissimo e quasi ingenuo:
"La primavera rende prominente
l'angolo dei calzoni ai giovanotti.
Non è una cosa oscena, non è niente,
niente di male se tu non la tocchi".