recensione diGabriele Strazio
Capitani oltraggiosi
Ecco la strana coppia della letteratura pulp, già protagonista di altri romanzi dell'autore culto Joe R. Lansdale, come Il mambo degli orsi, Bad Chili e Rumble tumble, tutti editi da Einaudi, che sta nel frattempo pubblicando in economica l'intera serie.
Giusto per richiamarli alla mente, Hap Collins e Leonard Pine: il primo è bianco e cascamorto (anche se piuttosto privo di grazia), riflessivo ma determinato; il secondo, aitante e di colore, è un omosessuale fuori dal comune (o almeno non stereotipato), dal carattere impulsivo e agguerrito, facile ad infiammarsi e difficile a spegnersi.
Entrambi si trascinano due atavici problemi: Hap sembra essere costantemente afflitto da una tristezza cronica, mentre Leonard è un repubblicano; qualcuno dirà che questo non è un difetto, ma quando sei gay, di colore e vivi in quella parte d'America grezza e per niente gaia chiamata Texas (che da tempo immemore regala i natali a cotanti presidenti Usa), se prosegui nelle tue convinzioni devi essere molto stupido o molto strabico.
Di per sé la sola contiguità dei due personaggi sembra essere una situazione già abbastanza esplosiva, ma questa non è che la base di partenza. Il fato vuole che Hap salvi una ragazza dalle mani di un pazzo, guadagnandosi come compenso dal padre della fanciulla una crociera ai Caraibi, da trascorrere con l'inseparabile Leo; i fortunati estratti, però, al solito guidati dalle loro inclinazioni socievoli, finiscono presto scaricati in malomodo sulla costa messicana.
Hap perde la testa per una bellezza locale, una femme fatale che li porterà entrambi avanti sulla strada dei loro guai, incontrando killer, capimafia e mari burrascosi, in senso stretto e figurato.
L'intera vicenda è come sempre orchestrata abilmente dal talento narrativo di Joe R. Lansdale, autore peraltro apprezzato a livello internazionale per la sua versatilità (ricordiamo La sottile linea scura, romanzo di formazione originale e toccante).
Lansdale è un maestro del moderno poliziesco, per dirla con un gusto retrò; le situazioni descritte nei suoi romanzi viaggiano costantemente sul filo che demarca ironia e pura tensione, violenza e comicità.
A volte, è vero, si sfiora la nausea dopo pagine e pagine di fitti dialoghi tarantiniani alla "maledetto figlio di una lurida cagna" - non so se avete presente - ma anche quella stessa nausea finisce con l'essere parte inscindibile di una tensione narrativa sapientemente giostrata.
Due tipi sbagliati in posti altrettanto sbagliati, due caratteri magnetici che non possono non trovare la simpatia del lettore; una scrittura irriverente e magmatica per vicende mai scontate: finalmente si ritrova il piacere di quella rara finzione narrativa da fiato sospeso.